Se una diplomazia “dal basso” esiste ancora, è questo il momento per dimostrarlo. Non solo sui social ma nelle piazze. Con la forza dei propri valori e delle proposte messe in campo.
Diplomazia dal basso
“La Rete Italiana Pace e Disarmo e le sue Organizzazioni condannano in modo fermo militare iniziata da questa notte in Ucraina da parte della Federazione Russa. Ancora una volta si sceglie la follia della guerra, i cui impatti più devastanti ricadranno sui civili e le popolazioni inermi, per colpa di sete di potere, di rivendicazioni nazionaliste, di interessi particolari soprattutto legati al profitto armato.
La nostra Rete esprime la massima solidarietà alle popolazioni coinvolte e sostiene tutti gli sforzi della società civile pacifista in Ucraina e Russia per arrivare ad una cessazione immediata delle ostilità e poi intraprendere una strada di vera Pace e riconciliazione.
Alle Istituzioni internazionali, in particolare all’Italia e all’Unione Europea, chiediamo di: Prodigarsi per una cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale, con principi di neutralità attiva ed evitando qualsiasi pensiero di avventure militari insensate; Chiedere alla Russia il ritiro delle proprie forze militari da tutto il territorio ucraino e la revoca immediata del riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche del Donbass; Attivarsi per garantire un passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle organizzazioni non governative al fine di garantire assistenza umanitaria alla popolazione coinvolta dal conflitto; Chiedere il riconoscimento da parte dell’Ucraina dell’autonomia del Donbass prevista dagli accordi di Minsk ma mai attuata, il rispetto della popolazione russofona, la cessazione dei bombardamenti in Donbass, lo scioglimento delle milizie di matrice nazista.
Una volta arrivati al cessate il fuoco prodigarsi per una conseguente de-escalation della crisi nel pieno rispetto del diritto internazionale, affidando alle Nazioni Unite il compito di gestire e risolvere i conflitti tra Stati con gli strumenti della diplomazia, del dialogo, della cooperazione, del diritto internazionale: Cessare qualsiasi tipo di ingerenza indebita nella vita interna dell’Ucraina ; Favorire l’avvio di trattative per un sistema di reciproca sicurezza che garantisca sia l’UE che la Federazione Russa.
Una volta cessati gli scontri la soluzione per una vera strada di Pace non potrà comunque essere il militarismo, ma dovrà partire dal coinvolgimento democratico e da scelte forti di demilitarizzazione e disarmo. In queste ore la Rete Italiana Pace e Disarmo ha elaborato analisi e proposte concrete che mette disposizione di tutta la società civile in un Documento che possa servire come base di riflessione e di pace che vada oltre l’emergenza. In particolare nel conflitto in Ucraina si evidenzia il grave pericolo di utilizzo delle armi nucleari, con conseguenze che sarebbero devastanti per tutto il mondo.
In tal senso la Rete chiede che: tutte le parti coinvolte devono impegnarsi a negoziare un nuovo Trattato sulle forze convenzionali in Europa e smilitarizzare l’Europa attraverso il disarmo, le ispezioni, ecc; tutte le parti coinvolte non devono impegnarsi in attacchi cibernetici, specialmente contro infrastrutture critiche che colpiscono la vita dei civili. Gli Stati e la società civile devono perseguire in buona fede un accordo internazionale che proibisca gli attacchi informatici; tutte le parti interessate devono intraprendere azioni urgenti per prevenire la guerra nucleare, ora più vicina visto il crollo del Trattato sulle forze nucleari a medio raggio, accordandosi per non schierare missili a medio raggio in Europa o nella Russia occidentale. Gli Stati Uniti e la Russia hanno anche bisogno di concludere nuovi accordi che raggiungano ulteriori tagli verificabili nelle armi nucleari strategiche e non strategiche e sulle limitazioni delle difese missilistiche a lungo raggio, prima che il nuovo trattato di riduzione delle armi strategiche (New Start) scada all’inizio del 2026. Gli Stati Uniti devono ritirare le loro armi nucleari di stanza nei paesi membri della Nato e la Russia deve ritirare le sue armi nucleari tattiche dalle basi vicino al suo confine occidentale. La Nato deve rinunciare alle armi nucleari e denuclearizzare la sua dottrina politica così come la Russia e gli Stati Uniti (e tutti gli altri Stati dotati di armi nucleari) devono porre fine ai loro programmi di modernizzazione delle armi nucleari. Gli Stati Uniti, la Russia, l’Ucraina e tutti i membri della Nato devono aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
Per poter rilanciare queste richieste la Rete Italiana Pace e Disarmo chiede alle proprie organizzazioni e a tutti i loro aderenti e sostenitori di partecipare attivamente alle iniziative di mobilitazione già previste nei prossimi giorni nelle città di tutta Italia e di promuoverne di nuove, dando in particolare appuntamento alla manifestazione convocata a Roma in Piazza SS. Apostoli per le ore 11 di sabato 26 febbraio 2022”.
Negoziare, negoziare, negoziare.
“Su tutto. Anche nelle condizioni più difficili e sui temi più intrattabili posti dalla Russia. L’alternativa è una catastrofica guerra globale che devasterà l’Europa e non avrà vincitori. Questa è la supplica che rivolgiamo all’Italia, all’Unione Europea, all’Onu e a tutti responsabili della politica internazionale.
Siate realisti! Queste sono le ore in cui dobbiamo spezzare le leggi della guerra e la logica dello scontro. Non possiamo aspettare che sia il governo russo a fare il primo passo.
Negoziare non vuol dire cedere alla guerra e alla legge della forza ma fermare la sua pericolosa escalation militare.
Dobbiamo uscire dalla politica delle sanzioni, dalla logica del colpo su colpo, per ricostruire lo spazio per il dialogo e il negoziato politico con la Russia. Lo si è fatto durante la Guerra Fredda con la Conferenza e gli Accordi di Helsinki. E lo si deve fare ora che rischiamo la catastrofe più grande.
Negoziare vuol dire essere disponibili a modificare le proprie posizioni per costruirne una comune. Fare un passo indietro per fare un passo avanti sulla via della pace. Ripetiamo: con la guerra tutto è perduto. Con la pace tutto è possibile!
“Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale” (Papa Francesco, Fratelli Tutti). Il Diritto nato dalla consapevolezza acquisita con gli anni e i danni colossali della II guerra mondiale vieta la minaccia e l’uso della forza per la risoluzione delle controversie internazionali e pone la dignità umana a fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. E’ proprio in questi momenti di alta tensione che questo diritto deve essere applicato con saggezza, intelligenza e lungimiranza. Tutti saremo giudicati dai risultati delle nostre azioni.
Attenzione! C’è una responsabilità per tutti! Se davvero vogliamo la pace smettiamo tutte le guerre e incominciamo a prenderci cura di ciascun essere umano e della natura che ci nutre e ci accoglie”.
Così la Tavola della pace e Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” – Università di Padova.
C’è chi dice no
Lo scorso 17 febbraio, in piazza Santi Apostoli a Roma , è stata la Comunità di Sant’Egidio, impegnata da decenni sui fronti più caldi di tutte le guerre (Africa, Bosnia, Afghanistan, Iraq) a prendere il coraggio a due mani e scendere in piazza. Queste le motivazioni: “Di nuovo il fantasma della guerra torna ad affacciarsi in Europa. Non si può accettare che nel nostro continente, già devastato nel corso del Novecento da due guerre mondiali, si possa ancora ricorrere allo strumento militare per risolvere problemi e contese. Ma non è ugualmente accettabile che la società civile resti indifferente di fronte a questa minaccia. È da troppo tempo che non si scende in piazza per la pace, lasciandola decidere solo nei palazzi” rimarca l’appello di Sant’Egidio. Per poi concludere: “La guerra è sempre una pazzia”, ha detto Papa Francesco. Occorre mobilitarsi subito per respingere la follia e il rischio dell’aggressione armata ma scegliere con decisione la via del dialogo e della pace”.
Sempre Sant’Egidio ha promosso una veglia di preghiera per la pace in Ucraina questa sera alle 20, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, in collegamento streaming con tutti i paesi in cui è presente nel mondo. “E’ la nostra prima, spontanea, risposta alla tragedia che si sta consumando in queste ore in Ucraina – spiega
la Comunità – Non ci si può rassegnare alla guerra come ultima parola, ma occorre chiedere incessantemente la pace. E’ ciò che imploriamo per il bene dell’Ucraina e del mondo intero rivolgendoci a tutti, a partire da chi ha responsabilità sulle nazioni. Invitiamo tutti a unirsi a noi per fermare la follia del ricorso alle armi”.
L’impegno dell’Unhcr
Dichiara Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati: Siamo gravemente preoccupati per il rapido peggioramento della situazione e per l’azione militare in corso in Ucraina. Le conseguenze umanitarie sulle popolazioni civili saranno devastanti: in guerra, non ci sono vincitori ma solo innumerevoli vite a rischio. Abbiamo già ricevuto notizie di vittime e persone che hanno cominciato a fuggire dalle loro case in cerca di sicurezza. Le vite umane e le infrastrutture civili devono essere protette e salvaguardate in ogni momento, in linea con il diritto internazionale umanitario.
L’Unhcr sta lavorando con le autorità, le Nazioni Unite e altri partner in Ucraina ed è pronto a fornire assistenza umanitaria ovunque sia necessario e possibile. A tal fine, devono essere garantiti sicurezza e accesso per gli interventi umanitari.
L’Unhcr è al lavoro anche con i governi dei paesi vicini e li invita a mantenere le frontiere aperte per coloro che cercano sicurezza e protezione.
Siamo pronti a sostenere gli sforzi di tutti nella risposta a qualsiasi movimento forzato di persone, a tal fine abbiamo rafforzato le nostre operazioni in Ucraina e nei paesi limitrofi.
Restiamo fermamente impegnati a sostenere tutte le popolazioni colpite in Ucraina e nei paesi della regione”.
Un appello da Firenze
Vescovi del Mediterraneo, riuniti a Firenze per l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, esprimono “preoccupazione e dolore per lo scenario drammatico in Ucraina” e rinnovano la loro vicinanza alle comunità cristiane del Paese. Alla riunione ha partecipato ieri anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Accogliendo l’invito di Papa Francesco a vivere il 2 marzo una giornata di digiuno e preghiera per la pace, i Vescovi fanno appello “alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi. Ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, provoca sofferenza alle popolazioni, minaccia la convivenza tra le nazioni. Si fermi la follia della guerra! I Vescovi del Mediterraneo conoscono bene questo flagello, per questo chiedono a una sola voce la pace”.
Al vertice religioso avrebbe dovuto partecipare anche mons. Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, ma – fa sapere – è rimasto a Kiev, a fianco al suo popolo.
In una lettera inviata al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Shevchuk sottolinea che l’Ucraina sta difendendo i valori europei “al costo del sangue dei propri figli”, e che oggi la sua nazione rischia di essere “trasformata in un campo di morte”.
La lettera, letta dal card. Bassetti e rivolta a tutti i presenti, ricorda la tensione che si è “aggravata” perché il governo russo ha “violato la sovranità e l’integrità territoriale del nostro Paese”, laddove comunque “da otto anni l’Ucraina è vittima innocente di una guerra ibrida condotta dalla Federazione Russa”, che ormai non può più essere definita come “crisi ucraina o conflitto, perché si tratta di un vero attacco all’Europa, alla sicurezza, al futuro dell’intero continente europeo”.
L’arcivescovo maggiore denuncia che l’Europa ha preso l’impegno di “difendere la pace e la stabilità come i valori più preziosi”, mentre purtroppo “proprio in questi giorni siamo testimoni del ripristino del diritto del più forte” e così l’Ucraina “difende i valori europei al prezzo del sangue dei propri figli”.
Shevchuk sottolinea che, in questi otto anni, si contano tra 42 e 44 mila vittime, di cui 13 morti e 34 mila feriti, nonché circa due milioni di rifugiati che lasciano le zone di conflitto. E sottolinea che “l’Ucraina vuole la pace”, e che il governo fa di tutto per “avviare i negoziati”, ma allo stesso tempo “il popolo grida all’umanità intera: ‘Aiutateci a difendere la pace in Ucraina e un Europa”.
Le parole di Francesco
Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina”, aveva detto il Papa. “Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane, si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti”.
“Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche – ha continuato Francesco – perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra, il padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici”. “Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, screditando il diritto internazionale”. “Come me, tanta gente in tutto il mondo sta provando angoscia e preoccupazione – ha affermato il Papa nel suo appello – Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte”. “Prego tutte le parti coinvolte – ha aggiunto – perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”.
“Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti – ha detto il papa -. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti, perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.
Una follia in atto.