L’estrema Destra era al potere solo da pochi minuti e dall’Opposizione- che si sperava unita e dura- sono spuntati già i primi collaborazionisti. Ignoti al momento, che hanno deciso di far convergere un pacchetto di voti su un candidato nemico giurato del 25 aprile della Resistenza, dei partigiani e che almeno fino al 2018 aveva a casa il busto di Mussolini.
Qualcosa di gravissimo perché c’è l’impressione che tra le forze di opposizione ci sia un vento collaborazionista che nel nome del trasformismo opportunista potrebbe fare da stampella a una maggioranza reazionaria e già divisa al suo interno.
Ignazio La Russa ha raggiunto i 104 voti sufficienti (ne ha ottenuti 116) per l’elezione a presidente del Senato. L’Aula di Palazzo Madama, quando lo spoglio delle schede è ancora in corso, ha sottolineato il superamento del ‘traguardo’ con un lungo applauso.
La Russa ha ottenuto 116 voti. Sessantasei le schede bianche, due voti per Liliana Segre e due per Roberto Calderoli.
Il mistero resta su come l’esponente di Fdi è riuscito ad avere anche un voto in più rispetto al tesoretto della coalizione visto che Forza Italia non ha partecipato al voto. Il gruppo di Silvio Berlusconi conta a palazzo Madama 18 senatori.