Migranti, dall'emergenza all'abolizione della protezione speciale: "fascismo eterno" al governo
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Migranti, dall'emergenza all'abolizione della protezione speciale: "fascismo eterno" al governo

Dall’Etiopia, forse ispirata da non sopite reminiscenze coloniali, Giorgia Meloni fa uno spot propagandistico – rilanciato dalla stampa mainstream, modello Istituto Luce

Migranti, dall'emergenza all'abolizione della protezione speciale: "fascismo eterno" al governo
Giorgia Meloni in Etiopia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

15 Aprile 2023 - 15.38


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Dall’Etiopia, forse ispirata da non sopite reminiscenze coloniali, Giorgia Meloni fa uno spot propagandistico – rilanciato dalla stampa mainstream, modello Istituto Luce del Terzo Millennio –  e dà conferme sulla linea ultra securista. Lo spot ha il titolo: L’Italia torna protagonista in Africa”. Dove, come, con quali interlocutori? La Guardia costiera libica? Il presidente-autocrate tunisino che ha aperto la caccia i migranti subsahariani?  L’Italia c’è. Ma nessuno se ne accorge.  No, ci siamo sbagliati. Errata corrige. Se ne sono accorti i disperati respinti in mare dalla Guardia costiera libica, e ora pure da quella tunisina, e riportati nei campi di concentramenti in Libia, che il governo securista italiano, col sostegno dell’Europa, vorrebbe replicare in Tunisia. E questa scellerata politica di esternalizzazione dei confini viene “ammantata” dall’ormai abusato “Piano Mattei” per l’Africa, che la presidente del Consiglio si è rivenduta anche in Etiopia. 

Giorgia la securista

“Io mi do come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perché è una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d’Europa e io credo che l’Italia non abbia ragione di discostarsi dalle normative europee di riferimento”. Così la premier Giorgia Meloni, a margine della visita presso la scuola italiana ‘Galileo Galilei’  di AddisAbeba, interpellata sull’abolizione della protezione speciale per i migranti.

“C’era una proposta sulla quale la maggioranza lavorava nel suo complesso e io confido che quella sia la proposta che viene approvata. Non è un tema sul quale ci sono divergenze: è una materia complessa, è normale che nel lavoro parlamentare escano diversi emendamenti ma sugli obiettivi che ci diamo siamo tutti concordi”, ha sottolineato Meloni.

Su questo tema “con Salvini abbiamo parlato un paio di settimane fa per capire se lavorare come iniziativa di governo o come iniziativa parlamentare sulla modifica del provvedimento”, ha spiegato Meloni. “Alla fine abbiamo scelto di far lavorare i gruppi parlamentari ma non c’è divergenza sostanziale, c’è la volontà di lavorare insieme”.

La bufala del “Piano”

Dall’Ansa: “Giorgia Meloni sbarca ad Addis Abeba e rilancia l’idea di quel Piano Mattei che l’Italia sarà pronta a presentare nel dettaglio a ottobre, in occasione del summit intergovernativo Italia-Africa.

“Ci stiamo lavorando” soprattutto “ascoltando” e “coinvolgendo” i paesi africani, assicura la premier in un breve punto stampa tra un incontro e l’altro nella capitale etiope. Al suo arrivo Meloni, ricevuta con gli onori militari dal primo ministro Abiy Ahmed Ali, va subito al confronto con il presidente dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat….”.

Intanto,Fratelli d’Italia e Forza Italia cedono di fatto alla Lega e alla loro crociata per abolire completamente la protezione speciale.

Sempre dall’Ansa: “I tre alleati di governo firmano un sub-emendamento al decreto migranti che si sta discutendo al Senato. Ed è lì che concentrano le mosse per archiviare la protezione speciale e restringere il più possibile i permessi di soggiorno per calamità e per cure mediche.

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Sarà anche più facile usare lo strumento delle espulsioni. Non a caso, è il partito di via Bellerio a intestarsi il passo avanti sulla protezione speciale al grido di “si ritorna ai decreti Salvini”,come sintetizza una nota. Del resto in mattinata era stato il leghista e sottosegretario agli Interni, Nicola Molteni, ad annunciare l’azzeramento della protezione speciale proprio nel decreto. Nel pomeriggio, scaduti i termini per presentare i sub-emendamenti al Senato, è arrivata la conferma. Nero su bianco. Ad esempio, la maggioranza chiede che i permessi concessi agli stranieri per via di calamità e per curarsi non siano più convertibili in permessi di soggiorno di lavoro. Oltre che quelli dati in base alla protezione speciale. Ironia della sorte, quel permesso speciale fu introdotto nel 2018 proprio da Matteo Salvini (all’epoca ministro dell’Interno) ma concepito solo per pochissime situazioni umanitarie. Finché non è stato esteso, nelle modalità, da Luciana Lamorgese subentrata al Viminale.

“Era diventata una sanatoria, un pull factor di immigrazione – denunciano fonti della Lega -. La protezione speciale ha creato sovraffollamento in tribunali e questure e non ha prodotto integrazione”. Che fosse un’anomalia italiana lo ripetono pure i meloniani, che però sembrano abbandonare la cautela mostrata finora, insieme ai forzisti, in linea con gli inviti alla prudenza espressi dal Quirinale dopo la tragedia dei migranti morti nelle acque di Cutro. Ora, con un’improvvisa virata, FdI sposa la battaglia leghista e anzi vanta l’unità della coalizione: “La maggioranza di centrodestra è coesa nel raggiungere l’obiettivo di cancellare la cosiddetta protezione speciale, uniformando la disciplina al resto d’Europa”.

Una stretta – anticipata giorni fa dallo stato di emergenza migratoria introdotto a Palazzo Chigi – che non passa inosservata fuori dall’Italia. Va letto così il richiamo dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Volker Turk, al governo Meloni “ad abbandonare la nuova e severa legge adottata all’inizio dell’anno che limita le operazioni civili di ricerca e soccorso e ad astenersi dal criminalizzare coloro che sono coinvolti nel fornire assistenza salva-vita”. Oltre a ricordare che “qualsiasi nuova politica nell’ambito dello stato di emergenza deve essere conforme agli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani”. Una unica gelida replica viene dal capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti: “Si occupi di altro”.

Apparentemente più morbido il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che da un lato ammette che “non esiste in Italia un allarme immigrazione”, dall’altro liquida lo stato di emergenza a un tecnicismo: “Altro non è una formula tecnica”, legato alla gestione dei migranti nei luoghi di sbarco, replica alle bacchettate del presidente dei vescovi, Matteo Zuppi. Prossimo step, per la stretta sui migranti, è il voto della commissione Affari costituzionali dove lunedì alle 12 riprenderà l’esame del decreto. Ma visto l’ostruzionismo annunciato dalle opposizioni, e le centinaia di sub-emendamenti presentati, è molto probabile che il provvedimento passerà in Aula senza il mandato al relatore. La discussione nell’emiciclo dovrebbe cominciare martedì”.

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L’opposizione insorge

“Penso che sia una vergogna cercare di nuovo di far pagare sulla pelle delle persone più fragili l’incapacità di questo governo di costruire delle politiche migratorie, stanno cercando di far tornare i decreti sicurezza di Salvini anche su aspetti come quelli dell’abolizione della protezione umanitaria su cui per altro c’erano state criticità sollevate dalla Corte Costituzionale”.

Così la segretaria del Pd Elly Schlein a margine di una iniziativa elettorale a Siena a sostegno della candidata a sindaco del centrosinistra Anna Ferretti.

“Siamo fermamente contrari e continueremo a batterci – ha aggiunto Schlein – affinché le politiche migratorie siano in linea con i diritti internazionali, con le carte internazionali a partire da quella di Ginevra sui diritti delle rifugiate e dei rifugiati, abbiamo una posizione molto netta su questo”.Per questo, si legge sul sito delle Nazioni Unite, Turk «ha esortato il governo italiano ad abbandonare la nuova e severa legge adottata all’inizio dell’anno».

Durissimo il j’accuse di Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans: Il governo si dimostra per quello che è con questo decreto: debole con i forti e forte con i deboli e indifesi. La nostra risposta a questa ennesima vergogna, è fare meglio e ancor di più quello che stavamo facendo”

Voci da Tunisi

Di grande interesse è l’intervista su HuffPost di Angela Mauro alla presidente della Commissione anti-corruzione tunisina, Sihem Bensedrine, sotto accusa da parte del regime di Kais Saied: “Ci chiedono di trattare i sub-sahariani come persone di serie B se vogliamo ricevere i soldi dell’Fmi. Stanno violando la democrazia e i diritti umani”. 

 “L’Italia   – denuncia Bensedrine – chiede al governo tunisino di fare il lavoro sporco contro gli immigrati del Sub-Sahara. I prestiti del Fondo monetario internazionale sono vincolati alla capacità del governo di Tunisi di bloccare questi flussi a ogni costo, senza alcun rispetto per i diritti umani. L’Italia, l’Europa, la Tunisia insieme stanno violando la democrazia. Noi abbiamo capito che dobbiamo trovare delle soluzioni da soli, senza aspettarci un aiuto dal nord”.

L’”inascoltato” ascoltato

“La strage di Cutro meritava un intervento legislativo volto a fermare la strage e a consentire alle persone di attraversare le frontiere legalmente e in sicurezza. Il DL 20/2023 non persegue nessuno di questi obiettivi che avrebbero giustificato un intervento urgente”. Queste le dichiarazioni di Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci e coordinatore del Tavolo Asilo e Immigrazione, nel corso dell’audizione in Commissione Affari costituzionali del Senato sul DL Migranti.

“Per combattere i trafficanti – ha proseguito Miraglia – bisogna introdurre canali d’accesso legali e il DL non lo fa, ma si limita ad un intervento inutile sui decreti flusso, perché ribadisce cose già presenti nel TU sull’immigrazione. L’unico intervento urgente per impedire le stragi è organizzare subito un programma di ricerca e salvataggio, chiedendo su questo innanzitutto aiuto all’Europa, cosa che il governo non ha fatto”.

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“Ci sono delle urgenze – ha aggiunto Miraglia – che il DL non affronta. Urgente è far funzionare il sistema d’accoglienza e gli uffici immigrazione delle Questure che registrano ritardi e inadempienze intollerabili. Programmare gli interventi e finanziarli adeguatamente, senza inseguire obiettivi propagandistici che negli ultimi 20 anni tutti hanno enunciato senza raggiungerli”.

“Sulla protezione speciale – ha sottolineato ancora Miraglia – la modifica ha generato confusione e interpretazioni del tutto arbitrarie. Già oggi molte Questure hanno bloccato la possibilità di presentare la domanda di protezione speciale e questo produce ulteriore caos, confusione e arbitrio. La modifica produrrà tanti contenziosi e soprattutto migliaia di irregolari in più. Irregolari che hanno in gran parte un lavoro ed è inspiegabile che si modifichi la legge per aumentare l’irregolarità, il lavoro nero e la conseguente evasione fiscale e contributiva”.

“Dov’è – chiede Miraglia – l’interesse del Paese nel produrre irregolarità, lavoro nero e evasione fiscale e contributiva? Come è evidente dalla strage di Cutro, non c’è nessun fattore di attrazione determinato dalla presenza delle navi che operano SAR. Gli arrivi dalla Turchia sono aumentati nel 2022/2023 eppure non c’è nessuna Ong e nessuna nave che opera salvataggi su quella rotta”.

“Le persone che fuggono – ha continuato Miraglia – non hanno alternativa: in Turchia la condizione dei rifugiati è notoriamente tragica e non potendo tornare indietro non hanno altre prospettive, se non vogliono far crescere i loro figli in condizioni indegne, che tentare il viaggio verso l’UE. Inoltre negli ultimi anni sono aumentati i rimpatri verso Siria e Afghanistan, più di 100 mila nell’ultimo anno, e quindi le persone hanno giustamente paura di essere ricacciate in zone di guerra e di persecuzione. Questo è il motivo per cui partono e non possono rimanere, rischiando la vita. E non sono loro che decidono quando partire. Lo decidono i trafficanti che spesso godono di coperture istituzionali”.

“Infine sulla norma che aumenta le pene per gli scafisti – ha concluso Miraglia – siamo di fronte in realtà ad un capro espiatorio. Le pene erano già alte ed erano già state oggetto di inasprimento senza alcun risultato. Nulla si fa invece contro i trafficanti, coloro che lucrano sui viaggi, anzi, come nel caso della Libia, si tratta spesso degli stessi gruppi che ricevono sostegno dai governi”.

L’audizione di Miraglia è del 21 marzo scorso. Subito dopo il governo ha prima annunciato lo stato di emergenza nazionale sui migranti e ora l’abolizione della protezione speciale. E Giorgia Meloni se ne fa vanto.

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