Ci sono tanti lager nazi-fascisti in Italia, ma La Russa ha trovato l'espediente di andare a Praga

Il nostro antifascismo dovrebbe diventare un simbolo di tutte le lotte per la libertà. Jan Palach si diede fuoco ma anche il tunisino, Muhammad Bouzizi. Si devono ricordare tutti e due

Ci sono tanti lager nazi-fascisti in Italia, ma La Russa ha trovato l'espediente di andare a Praga
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

22 Aprile 2023 - 14.30


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Il nostro presidente del Senato il 25 aprile andrà all’altare della partita, poi a Praga dove visiterà un campo di concentramento e il memoriale di Jan Palach, l’eroe della mia gioventù, colui che si diede fuoco contro l’invasione sovietica. Eppure questa scelta non mi ha convinto subito, sebbene debba ammettere che una globalizzazione del 25 Aprile mi piacerebbe. Ma non riducendola a una sorta di “noi e loro”, o “questo ma anche quello”, bensì facendo davvero del nostro antifascismo un simbolo di tutte le lotte per la libertà. C’è davvero tanta passione antifascista nel presidente come in me? 

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Per spiegarmi voglio partire dall’ovvio: non sono un nazionalista, per questo mi piace la strana idea di globalizzare il 25 Aprile, ma la storia italiana rimane e i campi di concentramento nazisti ci sono anche in Italia, tra i nostrani io ricordo San Sabba, Fossoli, Bolzano, Ferramonti, Borgo San Dalmazzo. Volendo avrebbe potuto recarsi anche in uno solo di questi. Certo, andando a Praga può ricordare anche Jan Palach e unirlo agli antifascisti, quale certamente era.  Ma lui è morto un 19 gennaio, non vorrei che il ricordo tardivo apparisse finalizzato ad un discorso un po’ datato, ideologico, equiparativo e quindi limitativo.

Se si trattasse di condannare fascismo e comunismo allora si tornerebbe a dover parlare di storie diverse, una, la nostra, è quella che si è svolta qui nella nostra realtà, un’altra, la loro, è altrettanto vera ma altra appunto. E invece a me ricordare  la Primavera di Praga il 25 aprile sembra una cosa che potrebbe essere bella, importante; c’era un sistema? Forse sì: unire davvero tutti i totalitarismi nella condanna. Mi sarebbe piaciuto allora che oltre a Jan Palach, quello vero, il cecoslovacco, il nostro Presidente del Senato fosse andato a ricordare anche quello tunisino, Muhammad Bouzizi, la cui memoria oggi sarebbe preziosa anche per noi, che così poco capiamo le vittime dei totalitarismi arabi e africani. Anche lui si diede fuoco d’inverno, il 10 dicembre 2010, contro il regime. Unire le loro memorie nella nostra memoria del 25 aprile avrebbe avuto però un senso diverso, rendere davvero il 25 aprile una festa euro-mediterranea per tutte le libertà, compresa quella di fuggire dai tiranni e dai loro sgherri.  Faccio un’agenda: ore 8,00, altare della patria: ore 10,30: Fossoli, ore 13,00: memoriale di Jan Palach: ore 17,30, memoriale di Muahmmad Bouzizi. Perché no? 

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Il pellegrinaggio nel nome della libertà avrebbe potuto proseguire, ovviamente, ma così un valore simbolico lo avrebbe trovato a mio avviso. 

E il senso di quel che si fa è quello che cerco. Anche nelle vignette, così preziose. Non sono per la censura, ma il senso lo voglio, lo vorrei. E una vignetta che dice che le donne sono tutte di facili costumi e gli uomini di colore campioni per divertirsi non mi diverte, anzi, mi rattrista. Poi certo, trovarmi tra i rattristati con chi esaltava le vignette blasfeme un po’ mi sorprende, ma conosco le regole e lo accetto, sebbene a malincuore.

Non vorrei però che diventassimo come gli ultras di due squadre di calcio: tutti violenti, ma di opposte violenze, tutti sicuri, ma di opposte certezze, tutti carichi d’odio, ma di odi incompatibili. Il 25 aprile ogni vuol dire rispetto dei popoli e del loro naturale desiderio di dignità. A Roma, a Praga, a Tunisi, a Fossoli, e ancora. 

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