Manovra, Calenda: "Servono 10 miliardi per la sanità pubblica, ho già parlato col Pd"
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Manovra, Calenda: "Servono 10 miliardi per la sanità pubblica, ho già parlato col Pd"

Sanità pubblica, Calenda: «Noi abbiamo chiuso un piano sulla sanità rivoluzionario, per un investimento di 10 miliardi. Lo abbiamo mandato alla premier e discusso col Pd». 

Manovra, Calenda: "Servono 10 miliardi per la sanità pubblica, ho già parlato col Pd"
Carlo Calenda
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14 Settembre 2023 - 09.53


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Carlo Calenda, intervistato da Quotidiano Nazionale, ha parlato della prossima legge di bilancio e della necessità di stanziare un’importante quota di fondi per la sanità pubblica. «Noi abbiamo chiuso un piano sulla sanità rivoluzionario, per un investimento di 10 miliardi. Lo abbiamo mandato alla premier e discusso col Pd. Spero di fare lo stesso lavoro fatto sul salario minimo, mettendo tutti attorno a un tavolo a ragionare». 

«Ho parlato solo col Pd. Martedì prossimo vedremo le altre opposizioni. Quando c’è di mezzo la sanità, io discuto con tutti. E comunque, non c’è alternativa che continuare a provarci. L’azione di questo governo non sta facendo nulla di strutturale. L’unica cosa che rischia di venir fuori dalla finanziaria è un taglio del cuneo fiscale per sei mesi». 

«10 miliardi in manovra. E allora meglio spenderli nella sanità che per un taglio del cuneo. Se hai 10 miliardi da investire e devi scegliere tra tagliare il cuneo per sei mesi o aiutare le famiglie, magari con un anziano a carico, a curarsi, la risposta mi pare ovvia».

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«Si prevede l’assunzione di 80 mila tra medici ospedalieri e infermieri. E l’adeguamento degli stipendi degli infermieri alla media Ocse, visto che è in atto una vera fuga dall’Italia. Questo vale 8 miliardi. Ma la parte davvero innovativa è la seconda. Oggi ci sono circa 10 milioni di prestazioni del servizio sanitario prioritarie da recuperare: mi riferisco a interventi chirurgici e screening, soprattutto oncologici, urgenti». 

«Oggi chi ha i soldi va nel privato, chi non può si indebita o non si cura. La nostra proposta è che lo Stato rimborsi coloro che devono fare queste prestazioni quando il Ssn non le assicura in tempi brevi. E questo costa 2 miliardi. Ma c’è un diritto costituzionale alla salute che oggi è di fatto violato e occorre agire». 

«Due disastri totali. Il primo, non aver preso il Mes, perché avremmo messo definitivamente a posto la sanità. Ma il secondo è stato il superbonus. Con 120 miliardi di spesa si sistemavano sanità, scuola, sicurezza». Però i bonus sono stati volano di crescita e lavoro: «Ma certo. Se però spendo 120 miliardi e ottengo 1,5 punti di Pil il rapporto è sproporzionato: 120 miliardi è una cifra che nessun capitolo di spesa ha avuto mai nella storia. Il problema è che, al di là delle dichiarazioni, nessuno ha pensato di investire questi soldi sulla sanità. Quando ti mancano 80 mila tra medici e infermieri sei semplicemente al collasso».

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