La marmaglia nera si ritrova a Firenze sotto la guida xenofoba e anti-europea di Salvini
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La marmaglia nera si ritrova a Firenze sotto la guida xenofoba e anti-europea di Salvini

A Firenze i sovranisti alleati di Matteo Salvini, dai portoghesi agli estoni, passando per francesi e polacchi, non risparmiano l'attacco alla Ue dei burocrati

La marmaglia nera si ritrova a Firenze sotto la guida xenofoba e anti-europea di Salvini
Matteo Salvini
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3 Dicembre 2023 - 18.31


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Un programma reazionario, omofobo e xenofobo come quello degli spagnoli di Vox ma questa vola a strepitare non c’era Giorgia Meloni ma la marmaglia nera (ossia l’insieme chiassoso e confuso unito dalla reazione politica) c’era Matteo Salvini nel tentativo di scavalcare a destra la sua alleata-nemica post missina.

 Fermare l’invasione dei migranti «che distruggerà L’Europa» e tornare ai valori della tradizione: a Dio, patria e famiglia, in ordine sparso di preferenza. A Firenze i sovranisti alleati di Matteo Salvini, dai portoghesi agli estoni, passando per francesi e polacchi, non risparmiano l’attacco alla «Ue dei burocrati», che alla fine per Matteo Salvini -che farà la sintesi per tutti- sarà pure quella «massonica, quella del Golia-Soros che noi, come fece David alla fine sconfiggeremo».

«Ho sentito parlare culture diverse, con alcune sfumature pure diverse, Id non è una caserma, ma ho sentito solo parlare di futuro. Oggi può nascere il Rinascimento dell’Europa che sarà», dice il vicepremier italiano dal palco di Firenze.

Spiegando come al di là di quelle che lui chiama «sfumature», «oggi qua a Firenze sono convenute donne e uomini che armati di buon senso, coraggio e fede sconfiggeranno un gigante Golia che è il primo nemico dell’Europa, i tecnocrati massoni che vogliono distruggere l’identità del nostro continente. Noi del Golia Soros non abbiamo paura, di chi finanzia la distruzione della nostra civiltà non abbiamo paura». Parole che chiudono la kermesse, mentre viene attorniato dai leghisti presenti in sala, come il ministro Giancarlo Giorgetti, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, che del Carroccio è il responsabile esteri. Tra gli altri presenti, anche i governatori Zaia e Fedriga e la ministra per la disabiltà, Alessandra Locatelli.

Prima del leader italiano, tornato `Capitano´, sono tantissimi gli interventi senza sconti alla Unione europea degli alleati sovranisti. Temi condivisi, su cui convergono pure i toni, sono quelli del rischio che arriva dai porti, la questione dei migranti, che molti trattano secondo la falsariga della presunta sostituzione etnica, che tante polemiche ha già fatto levare in Italia. Il bulgaro Kostadinov, primo a intervenire poco dopo le 11 in Fortezza da Basso lancia l’allarme prendendo il discorso «dal problema maggiore» che «è la crisi demografica, che si vive in ogni stato europeo». «I migranti mettono a repentaglio il futuro dell’Europa, perché le elites europee ci fanno rimpiazzare con i migranti, con gli stranieri», dice ancora il politico di Sofia, spiegando che «o si cambia, oppure ci saranno referendum per uscire dalla Ue».

Marine Le Pen

 Il discorso più atteso era quello di Marine Le Pen, che in videomessaggio si scusa per l’assenza, `limitandosi´ a una stoccata a Ursula von der Leyer: «Per la signora l’immigrazione non è un problema, ma un progetto», dice la leader del Rn, rappresentata a Firenze dal vice Bardella.

«Noi -dice la francese- siamo trattati dalla Ue come merci, non come persone». In video appare anche l’altro alleato portoghese Andrè Ventura: «Basta con i burocrati, vogliamo dire noi come vogliamo vivere», tuona il leader di Chega (Verità), assicurando ai sovranisti che potranno sempre contare su di lui.

Ultimo video è quello di Geert Wilders, nuovo vincitore del voto nei paesi bassi, che pare tenere un profilo basso, alle prese con la formazione del governo nel suo paese: «L’Olanda agli olandesi, basta con i migranti», è la sintesi a mo’ di slogan del suo contributo.

Si apre anche il capitolo della famiglia naturale e del genere, i due che se ne fanno carico sono il polacco Roman Fritz e il rumeno George Simion. «Faccio un esempio -dice il polacco, leader della Confederazione della corona polacca- . Noi abbiamo donne che possono presentarsi come uomo, il gender, ma noi chiamiamo il male come male», dice applaudito, non senza aver chiesto infine la benedizione di Dio per l’Italia.

Per il rumeno, che si scoprirà amante di Dante Alighieri, «la sinistra vuole cancellare la famiglia naturale, mentre noi siamo per il diritto naturale. Dante ha regalato la Commedia, tante lezioni anocra attuali» visto «che l’inferno lo vediamo in Europa: abbiamo migranti irregolari, abbiamo perso le fabbriche, perso l’identità nazionale e assistiamo al declino del cristianesimo. E ci impediscono di usare le parole padre, madre e Natale», nel suo intervento, in ottimo italiano, il leader di Aur, partito identitario di Bucarest, sarà il primo a rinnovare l’appellativo `Capitano´ per Matteo Salvini, cosa che poi farà anche il francese Bardella e l’austriaco Vilimsky.

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