L’angoscia e i timori per la situazione in Medio Oriente e per lo stallo in Ucraina rendono sempre più gravemente pericolose le condizioni del mondo. Inesorabilmente lo scontro fra Israele e i Palestinesi tende ad aggravarsi e ad estendersi. È tuttavia in corso una ennesima mediazione degli Stati Uniti, la sola potenza capace di mitigare i rischi di un ampliamento del conflitto già in corso, allargamento che porterebbe a nuovi scenari che appesantirebbero ulteriormente il terribile scontro. Putin vuole la “pace”, ma alle sue condizioni, ignorando la realtà della situazione militare ed anche le manifestazioni di molte donne russe che sfilano con garofani rossi di pace chiedendo il ritorno a casa dei militari.
Mentre scrivo queste riflessioni mi cade a terra la lampada che si frantuma. Si tratta di un vecchio strumento di lavoro ereditato da mio nonno. Provo un po’ di dolore e sgomento quasi si trattasse di una perdita irreparabile. Richiamati dal frastuono, mi raggiungono nel mio studio due dei miei nipoti, Camillo e Carlotta. Mi suggeriscono di acquistare subito un nuovo lume così da poter proseguire nella scrittura. I due amati marmocchi sono in qualche modo divertiti e perplessi per la messa fuori uso di un vecchio lume, senza sapere il grande valore che ha per me essendo appartenuto a mio nonno Francesco, morto in uno scontro con ribelli in Libia nel 1926, durante un’impresa condotta sciaguratamente dal generale Rodolfo Graziani.
Dopo esser riuscito a ritrovare la luce adeguata per poter continuare a scrivere proprio grazie all’aiuto di Camillo e Carlotta, mi sovviene alla memoria un ricordo più recente. Erano i tempi della guerra in Vietnam e prima del conflitto fra Arabi e Israeliani. Noi giovani universitari della FUCI ci ritrovavamo l’estate a Camaldoli immersi nell’Appennino Tosco-Romagnolo. Durante il campeggio veniva a trovarci spesso il professore Giorgio La Pira, già sindaco di Firenze e, dopo la caduta e la sconfitta del nazifascismo, componente della commissione per la stesura della costituzione repubblicana.
La Pira ci invitava a dare senso e una direzione alle nostre vite, ci parlava di coloro che son stati “ribelli per amore” perché la conquista della libertà è un elemento irrinunciabile della vita, delle persone e dei popoli. Aggiungeva tuttavia che il dialogo e la fraternità fra diversi, l’accettazione dell’altro, la reciproca ricerca di dialogo, di solidarietà e di collaborazione “sono gli elementi fondanti una società giusta ed equilibrata, sempre aperta alla crescita e allo sviluppo comune”.
Purtroppo, i ricordi e gli sforzi di La Pira, che hanno fortemente inciso nella nostra formazione, sono però stati carenti e non assunti costantemente come linee guida nello sviluppo della pace fra i popoli. Eppure, è proprio da lì che bisogna continuamente ripartire se si vuole evitare l’ulteriore proliferare della guerra e dell’odio.