Meloni patriota del riarmo: 45 miliardi per le armi, ignorando Costituzione, Parlamento e buon senso

Giorgia Meloni aumenta la spesa militare a 45 miliardi senza confronto parlamentare, piegandosi alle pressioni internazionali e sacrificando la coerenza costituzionale.

Meloni patriota del riarmo: 45 miliardi per le armi, ignorando Costituzione, Parlamento e buon senso
Il governo Meloni
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Claudio Visani Modifica articolo

7 Maggio 2025 - 19.41


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“Lo dico da patriota: la libertà non ha prezzo. Nel 2025 spenderemo in difesa il 2% del Pil”. Parola della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oggi al Senato. Dunque l’Italia che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (articolo 11 della Costituzione) si appresta a spendere già quest’anno 10 miliardi di euro in più per riarmarsi, portando per i prossimi anni le spese per la difesa dai 35 attuali ai 45 miliardi: una cifra enorme. Senza che questa scelta in contrasto con la lettera e lo spirito della nostra Costituzione sia nemmeno stata discussa, votata e approvata dal Parlamento. Così come è avvenuto con il “ReArm Europe” da 800 miliardi l’anno – cifra mostruosa – voluto dalla presidente Ue, Ursula Von der Leyen senza passare dal Parlamento europeo.

Scelte politiche decise in ambiti ristretti (riunioni Nato, dei ministri della Difesa e dei Capi di Stato Ue), spinte dalle lobbies delle armi e dai grandi e invisibili poteri finanziari, da portare come merce di scambio negli Usa per tenersi buono il neo imperatore, Donald Trump che minaccia di togliere all’Europa l”ombrello americano”. Scelte, badate bene, non mirate a costruire una comune difesa europea, ma a riarmare i singoli stati. La stessa logica miope e masochista del “ReArm Europe”. Miope perché è evidente che senza unità politica e un esercito europeo non ci può essere una difesa comune. Masochista perché in Europa stanno vincendo le destre sovraniste e nazionaliste, anti-europee, pro-democrature e amiche dei dittatori. Quindi, in ultima analisi, il “ReArm” finirà per finanziare l’economia di guerra dei paesi più forti e i nazionalismi che, da sempre nella storia, sono i veri portatori di guerra. Che poi, a ben vedere, sono gli stessi che oggi ci vogliono convincere che “la pace si difende con la forza” e che “la libertà non ha prezzo”.

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Anzi, ce l’ha: quello delle armi. In un mondo dove almeno una decina di paesi detengono arsenali nucleari capaci di distruggere enne volte il Pianeta. In un mondo che nel 2024 ha speso per le armi la bellezza di 2.700 miliardi di dollari. In una Europa che, sommando i paesi Nato, è seconda soltanto agli Stati Uniti per la spesa militare: 693 miliardi di euro nel 2024, contro i 997 degli Stati Uniti, i 236 miliardi della Cina e – pensate un po’ – i 140 della Russia.

Saremo o no governati da un branco di folli se pensano che in un mondo così la via della pace sia quella del riarmo? Che dire poi della nostra Italietta? Solo la Patriota d’Italia può pensare che portando la spesa militare da 35 a 45 miliardi l’anno per compiacere Trump sarà più sicura. Ma forse, leggendo nei dettagli alcune cronache, non lo pensa neppure lei. Pare infatti che nel calcolo per alzare la spesa della difesa dall’1,5% attuale al 2% del Pil annuo, il ministro Giorgetti stia conteggiando le pensioni militari, che finora rientravano nel bilancio dell’Inps, le spese per la Guardia Costiera e perfino alcune voci di spesa della Protezione civile. Da Patrioti a Furbetti è un attimo. Che noi siam poi sempre quelli di “Franza o Spagna purché se magna”.

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