Remigration Summit: Piantedosi legittima una iniziativa che viola apertamente la legge Mancino
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Remigration Summit: Piantedosi legittima una iniziativa che viola apertamente la legge Mancino

l ministro, evitando accuratamente di prendere le distanze dalle posizioni più radicali, ha anzi dato una patente di legittimità all’iniziativa

Remigration Summit: Piantedosi legittima una iniziativa che viola apertamente la legge Mancino
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17 Maggio 2025 - 15.57


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“Sono due legittimi contributi a una discussione. In democrazia c’è bisogno di tutti i contributi e di tutte le componenti rispetto a fenomeni così complessi.” Con queste parole, pronunciate a margine di un incontro a Napoli, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha risposto a una domanda sull’approccio da lui preferito in tema di immigrazione, tracciando un’equivalenza tra la posizione dell’ala moderata del centrodestra e quella espressa dal Remigration Summit in corso a Gallarate, un evento che fin dalla sua piattaforma propone visioni apertamente discriminatorie e incompatibili con la legge Mancino.

Il ministro, evitando accuratamente di prendere le distanze dalle posizioni più radicali, ha anzi dato una patente di legittimità all’iniziativa: “Io per mia vocazione ritengo che la politica sia l’arte del possibile e quindi in questo contesto trovo una cornice per la quale mi trovo un po’ a mio agio.” Un’affermazione che, nel contesto in cui è stata pronunciata, suona come una pericolosa apertura nei confronti di contenuti e retoriche che promuovono la discriminazione razziale e la xenofobia.

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Il Remigration Summit, promosso da esponenti dell’estrema destra europea, fa esplicito riferimento a teorie etnopluraliste e alla “remigrazione”, ovvero al rimpatrio forzato degli immigrati anche di seconda e terza generazione, in netto contrasto con i principi costituzionali italiani e con la legge Mancino, che vieta la propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico.

Eppure, secondo Piantedosi, “tutti i contributi ideali che si danno dalla politica sono importantissimi: cioè tracciare delle traiettorie future, degli orientamenti, degli ideali.” Parole che sembrano includere, senza alcun filtro critico, anche ideali che minano i diritti fondamentali e la coesione democratica del Paese.

“Poi esistono dei luoghi dove la politica viene praticata, raccontata secondo l’arte del possibile e quindi secondo considerazioni di tipo diverso. La sintesi tra le due cose credo sia la migliore”, ha concluso il ministro, lasciando intendere che il compito delle istituzioni sarebbe quello di trovare un equilibrio tra legalità costituzionale e derive ideologiche che ne mettono in discussione i fondamenti.

Una posizione che, di fatto, sdogana la presenza nel dibattito pubblico italiano di forze apertamente razziste, e che solleva interrogativi gravi sull’effettiva volontà del Viminale di contrastare manifestazioni che violano norme precise dell’ordinamento, come la già citata legge Mancino. A fronte di un evento che si fonda sull’idea della discriminazione razziale come proposta politica legittima, le parole del ministro dell’Interno non suonano come un richiamo alla legalità, ma come un’ulteriore normalizzazione dell’estrema destra.

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