Breve viaggio nella grande confusione che di aggira nel 'regno' di Giorgia Meloni
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Breve viaggio nella grande confusione che di aggira nel 'regno' di Giorgia Meloni

La politica estera del governo italiano sembra una continua citazione del maestro Franco Battiato: quello che le manca è un centro di gravità permanente.

Breve viaggio nella grande confusione che di aggira nel 'regno' di Giorgia Meloni
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Giovanna Musilli Modifica articolo

22 Maggio 2025 - 20.09


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La politica estera del governo italiano sembra una continua citazione del maestro Franco Battiato: quello che le manca è un centro di gravità permanente.

Prima della guerra e prima di approdare a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni era filoputiniana e antieuropeista, tanto da dichiararsi contraria alle sanzioni economiche alla Russia, considerata un baluardo cristiano (ancorché ortodosso) contro l’avanzare minaccioso dell’Islam. Una volta vinte le elezioni, a guerra in corso, la Presidente del Consiglio ha eseguito un’abile giravolta verso una politica filoeuropeista e silenziosamente obbediente ai comandi dell’ex presidente statunitense Joe Biden. Poi, dopo l’elezione di Trump, in virtù della sua affinità ideologica e personale con The Donald, si è perfino attribuita la qualifica di “pontiera” fra l’UE e gli Stati Uniti.

Al momento, Meloni è con Trump che vuole la pace fra Russia e Ucraina nelle condizioni date, ma è anche con l’UE che vuole solo “una pace giusta”, cioè preferisce continuare la guerra.

Dalla confusione ideologica a quella pratica il passo è breve.

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La Presidente del Consiglio ha scelto di non partecipare al vertice dei sedicenti Volenterosi al fianco dell’Ucraina (Francia, Regno Unito, Germania e Polonia) che si è tenuto a Tirana se che si è concluso con la telefonata a Trump. Per questo è stata garbatamente redarguita perfino da Antonio Tajani, il più mite Ministro degli Esteri di sempre (quanto a statura politica, secondo solo all’indimenticato Angelino Alfano). A quel punto, Meloni ha giustificato la propria assenza dicendo che il governo, bontà sua, è contrario all’invio di truppe al fronte. La classica arrampicata sugli specchi: infatti, il presidente francese Emmanuel Macron ha subito chiarito che al vertice non si è parlato affatto di inviare truppe europee in Ucraina. 

In ogni caso, se l’Italia scegliesse di tirarsi fuori dal delirio guerrafondaio che sta travolgendo l’UE, intenzionata a riarmarsi fino ai denti e verosimilmente a muovere guerra alla Russia, sarebbe un’ottima notizia. Ma allora, perché Meloni ha presenziato, seppure virtualmente, al precedente incontro dei Volenterosi a Kiev, e ha immediatamente aderito all’insensato piano di riarmo europeo, scegliendo perfino di sforare i rigidi parametri del Patto di Stabilità europeo in nome del pericolo esistenziale russo?

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Insomma: se la Presidente del Consiglio fosse davvero il trait d’union fra USA e UE, tenterebbe di persuadere UE e Volenterosi che preparare una guerra contro la Russia non conviene, che nessuna pace della storia è mai stata giusta, e che occorre favorire il successo del negoziato trumpiano. D’altra parte, se invece fosse favorevole alle iniziative che l’UE sta mettendo in campo per proseguire (e forse estendere) la guerra contro la Russia, e se credesse davvero che la Russia costituisca un pericolo esistenziale per l’Europa, non si capisce perché abbia disertato il vertice dei Volenterosi. 

Meloni dovrebbe operare una scelta chiara: o sta con l’Europa che si prepara incomprensibilmente alla guerra con la Russia, e allora deve prendere parte a tutti gli incontri bi-trilaterali fra le cancellerie europee; o respinge questa prospettiva e si impegna a favorire il negoziato avviato da Trump (e in questo caso, dovrebbe organizzarli lei i summit con i Volenterosi, l’Ucraina, gli USA e possibilmente anche con gli atri paesi Ue); oppure ancora sceglie una posizione isolazionista, sperando nella benevolenza dei mercati e nella tenuta dello spread

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Nella realpolitik, sovranismo e nazionalismo sono evidentemente inconciliabili tanto con il debito pubblico italiano (quasi tremila miliardi), quanto con l’integrazione europea e con la dipendenza politico-economica dagli Stati Uniti. Questo oramai è chiaro anche a Giorgia Meloni, ora si spera comprenda anche che continuare a barcamenarsi alla cieca fra trumpismo e vertici europei disertati, condannerà l’Italia alla definitiva irrilevanza politica.

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