Anche di fronte alle migliaia di vittime civili a Gaza, agli attacchi contro strutture Onu, ospedali e chiese, e alle denunce delle principali organizzazioni internazionali per violazioni del diritto umanitario, il governo Meloni conferma la sua linea di complicità diplomatica con Israele.
Da Città del Messico, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito la posizione dell’esecutivo, escludendo qualsiasi ripensamento dei rapporti tra Unione Europea e Israele:
“Rivedere i rapporti tra Ue e Israele non mi sembra la strada più giusta per arrivare a una soluzione, perché, fermo restando che abbiamo detto basta agli attacchi a Gaza, interrompere qualsiasi forma di dialogo con Israele è controproducente”.
Pur ammettendo di non condividere le recenti scelte del governo Netanyahu, Tajani ha insistito sulla necessità di mantenere una linea “amichevole” verso Tel Aviv, rifiutando sanzioni o pressioni diplomatiche:
“Non condividiamo le ultime scelte del governo israeliano ma non siamo nemici di Israele […] Essere amici di Israele non significa essere d’accordo con tutto quello che fa”.
Il messaggio è chiaro: neppure di fronte ai massacri, il governo italiano osa fare un passo che possa incrinare i rapporti con Netanyahu. L’obiettivo dichiarato è “continuare il dialogo”, anche quando questo si traduce, nei fatti, in una totale assenza di conseguenze politiche per Tel Aviv. Una posizione che molti osservatori definiscono ormai non più di semplice sostegno, ma di subordinazione diplomatica.