Sabato 7 Giugno 2025 è una data da cerchiare in rosso. Un appuntamento a cui non si può mancare. L’opposizione – PD, M5S, AVS – unita scende in piazza per dire stop al genocidio in atto a Gaza, per chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina. Una piattaforma chiara, che ricalca la mozione unitaria presentata alla Camera. A Gaza si continua a morire. Di bombe, di fame, di assenza di cure. A Gaza Israele utilizza la fame e gli aiuti umanitari, centellinati, come strumento di guerra. A Gaza sono stati uccisi o feriti oltre 50mila bambini. A Gaza sono state uccise 28mila donne e ragazze. A Gaza pietà l’è morta.
Ribellarsi è giusto. È doveroso. Senza se e senza ma. Ogni giorno da Gaza arrivano testimonianze, video, scioccanti. Intere famiglie uccise dalle bombe, i militari israeliani che aprono il fuoco contro i disperati che prendono d’assalto i pochi camion di aiuti gestiti da contractors americani. Manifestare è un dovere. Ma a sinistra non si perde occasione per fare polemica, per operare distinguo, per dire sì, però…Un tafazzismo duro a morire. Di nuovo viene tirato in ballo l’antisemitismo. C’è chi si spinge fino a paventare che a Piazza San Giovanni si finisca per encomiare Hamas.
Di Calenda e Renzi sappiamo. Esistono solo quando riescono a dividere. Ma che anche nel PD ci sia chi si eserciti nei distinguo, beh, questo è da segnare con la matita blu. Ma davvero si pensa che tra i promotori vi siano ambiguità nel condannare l’attacco terroristico di Hamas del 7 Ottobre? Che Schlein, Fratoianni, Conte etc siano la quinta colonna di Hamas o della Jihad islamica in Italia? In questi distinguo, c’è l’assenza di una minima empatia con la popolazione di Gaza, con la sua indicibile sofferenza, con le atrocità subite. È come se i bimbi palestinesi contassero meno di quelli ucraini, meno dei bimbi israeliani vigliaccamente trucidati o rapiti dai miliziani di Hamas.
Il solo adombrare una qualche connivenza è un insulto a chi sarà in piazza il 7 giugno.
I seminatori di dubbi abbiano il coraggio mostrato in questi giorni da Liliana Segre, Edith Bruck, Anna Foa, che hanno usato parole durissime di condanna della “ripugnante” (Segre) politica di guerra di Netanyahu, o hanno messo in dubbio (Anna Foa) che si possa ancora definire Israele una democrazia, quando instaura l’apartheid in Cisgiordania e la pulizia etnica a Gaza.
Ha ragione Edith Bruck: il primo responsabile dell’anti-israelismo che monta nel mondo ha un nome e un cognome: Benjamin Netanyahu.
Chi tituba a definire fascisti quelli che governano Israele, si legga quanto ogni giorno scrive Haaretz, il quotidiano progressista di Tel Aviv. Avrebbe molto da imparare. Se hanno tempo, diano una letta ai report di Oxfam, Emergency, Medici senza frontiere, Amnesty International, B’Tselem,Unicef, Oms, Unrwa. Troverebbero mille e una ragione per provare un briciolo di indignazione e di umanità.
A Roma con la Palestina nel cuore. Chi non l’ha, rimanga a casa o scriva sulla stampa mainstream che a loro gli spazi non li nega.
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