Dopo l’offensiva israeliana contro l’Iran, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha cominciato la giornata circoscrivendo il suo intervento alla rassicurazione del rientro dei connazionali in sicurezza, senza mai criticarne apertamente l’azione militare.
Intervenendo dall’“Unità di crisi” della Farnesina, Tajani ha reso noto che “non ci sono stati problemi per i nostri concittadini, né in Iran né in Israele”, confermando come priorità la sicurezza degli italiani in loco . Ha sottolineato inoltre che “non siamo alla vigilia della terza guerra mondiale” e che la situazione “non presenta rischi immediati per l’Italia”
Sulle ragioni del raid di Israele, Tajani ha ammesso di esserci rimasto colpito: “Pensavo che Israele avrebbe dato una possibilità in più al dialogo”, spiegando di non aspettarsi un’azione così rapida
Dopo aver parlato con i ministri degli Esteri di Israele, Iran e Oman, il titolare della Farnesina ha ribadito con enfasi che “non esiste altra soluzione che quella diplomatica” e che è urgente evitare una escalation
Il “Don Abbondio” della Farnesina
Quello di Tajani è ancora una volta un atteggiamento prudente, quasi passivo. Pur sollecitando il dialogo, si è guardato bene dal criticare l’operazione Rising Lion o esprimere un minimo di disapprovazione verso l’azione israeliana. Come un Don Abbondio della diplomazia, preferisce rassicurare e mitigare, evitando di prendere posizione.
L’opposizione ha reagito con durezza: il Pd ha bocciato il suo comunicato come “imbarazzante e insufficiente”, mentre più brevemente M5S lo ha accusato di aver dato “un assist a Israele senza un minimo di equilibrio” .
Cosa resta da fare
Tajani è stato riconvocato domattina in Parlamento per riferire, in commissione Esteri, su quanto sta accadendo. Sarà l’occasione per un confronto serio, in cui sarà interessante vedere se continuerà a limitarsi alla retorica del dialogo o se, finalmente, qualche parola critica verso Israele verrà pronunciata.
Ma al momento, tanto al riparo del simbolismo della Farnesina quanto dal confronto parlamentare, Tajani ha scelto ancora una volta la neutralità tattica, senza rischiare di inimicarsi Tel Aviv.