La guerra in Medio Oriente e il compitino del ministro Tajani

Medio Oriente è esploso. E gli scenari apocalittici che ne conseguono fanno tremare le vene dei polsi. A tutti, ma non all’ineffabile Tajani

La guerra in Medio Oriente e il compitino del ministro Tajani
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

15 Giugno 2025 - 20.03


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Armato di santa pazienza, ma senza grosse speranze nel miracolo, ho ascoltato in streaming l’intervento del ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, sabato mattina in Aula a Montecitorio.

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Il Medio Oriente è in fiamme. Alla mattanza di Gaza si è aggiunta la guerra “preventiva” scatenata da Israele contro l’Iran. Bombardamenti aerei, droni, missili a centinaia. Morti, feriti, distruzione. Gli iraniani tra le macerie, gli israeliani nei bunker sotterranei. Il Medio Oriente è esploso. E gli scenari apocalittici che ne conseguono fanno tremare le vene dei polsi. A tutti, ma non all’ineffabile Tajani. La guerra è a tre ore di aereo da noi. In gioco è la sicurezza mondiale. Basta e avanza per attendersi un sussulto, uno scatto politico da parte del capo della diplomazia italiana. L’annuncio di una iniziativa con l’Europa e magari con il tycoon di Washington con il quale la presidente del Consiglio, in Canada per un altro inutile G7, millanta una fattiva amicizia. 

Niente di tutto questo si è manifestato sabato alla Camera. A Montecitorio si è consumata una recita. Comica se non fossimo nel brutto mezzo di una tragedia. 

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Confesso: ho perso il conto, eh sì che mi ero messo d’impegno, delle volte in cui il ministro degli Esteri ha utilizzato la parola “de-escalation”. Evidentemente gli suonava bene. DE-ESCALATION. Alla ventesima volta che l’ha sillabata, è sorta spontanea una domanda, peraltro reiterata dai rappresentanti delle opposizioni intervenuti in Aula. Ma che vuol dire ‘sta parola magica? A chi è rivolta? A Netanyahu, che di “de-escalizzare” non gli passa neanche nell’anticamera del cervello. A Khamenei, la Guida spirituale dell’Iran, entrato ufficialmente nel target israeliani dei capi-regime da far fuori?

Boh. Alla Camera, l’onorevole Tajani ha svolto un compitino, ben confezionato da qualche bravo sherpa della Farnesina. Un compitino insipido, una messa in fila di parole e di concetti vacui, vuoti, senza alcun seguito fattivo. 

Il fatto è l’Italia non ha una politica estera degna di una media potenza quale noi siamo. Non ce l’ha in Medio Oriente. Non ce l’ha in Nord Africa. Non ce l’ha a Bruxelles. Per non parlare dell’America di Trump, della quale non siamo alleati ma vassalli. Meloni, Tajani, Salvini, Piantedosi è compagnia elencando, si guardano allo specchio e si ripetono: contiamo, eccome se contiamo. Il “Piano Mattei” per l’Africa, l’aver facilitato l’incontro a Roma tra il vice di Trump, Vance, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (sai che impresa, hai visto i risultati…). In Libia ci scherzano, così come in Tunisia. A Tel Aviv si degnano di ascoltarci, salvo poi tirare dritti per la loro strada bellicista. Macron fa finta di stringere accordi e condividere visioni, il tempo di una photo opportunity a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio, e poi si rinizia come prima. 

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Quanto a Israele e al suo governo guerrafondaio, le parole fanno il solletico a Benjamin “Bibi” Netanyahu. Così come gli appelli alla moderazione. E alla DE-ESCALATION. 

Qualcuno provi a spiegarlo al ministro Tajani. 

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