La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein è intervenuta con parole nette nel dibattito politico e istituzionale apertosi dopo le recenti dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in tema di difesa e politica internazionale. Al centro dello scontro, l’idea che il rafforzamento degli strumenti militari – secondo la formula latina si vis pacem, para bellum (“se vuoi la pace, prepara la guerra”) – rappresenti una strategia necessaria nell’attuale scenario globale.
Schlein, al contrario, ha respinto con decisione questa impostazione, ribadendo la necessità di puntare su strumenti di pace e dialogo multilaterale, in coerenza con i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana. «Rispetto a duemila anni fa il mondo ha fatto dei passi in avanti nella risoluzione delle controversie. Preparare la guerra è il contrario di quello che serve e vuole l’Italia. Il nostro Paese deve impegnarsi per costruire la pace, per la risoluzione pacifica dei conflitti attraverso il dialogo e il multilateralismo. Tutto ciò che ci ha consentito di vivere senza guerra dalla caduta del nazifascismo. Io la penso come i costituenti che nella Carta Costituzionale hanno scritto che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Al presidente del Consiglio dico che se vogliamo la pace, prepariamo la pace».
Le parole della segretaria dem sono arrivate in risposta diretta all’intervento pronunciato nei giorni scorsi da Giorgia Meloni, in cui la presidente del Consiglio ha rilanciato l’antico adagio romano si vis pacem, para bellum, sostenendo che in un contesto geopolitico segnato da nuove tensioni, l’Italia e l’Europa debbano rafforzare le proprie capacità difensive. Secondo Meloni, non si tratta di desiderare la guerra, ma di “non farsi trovare impreparati” di fronte a eventuali minacce, anche per garantire una pace duratura.
La contrapposizione tra le due visioni – una fondata sull’equilibrio militare come garanzia di pace, l’altra sulla diplomazia come unico strumento legittimo per risolvere i conflitti – riapre un confronto profondo nel paese su quale debba essere il ruolo dell’Italia in un mondo sempre più instabile, e su come interpretare oggi l’articolo 11 della Costituzione.