Schlein: «Serve coraggio, non sottomissione»
«Pedro Sánchez ha avuto il coraggio di dire no ai bulli come Trump. Giorgia Meloni avrebbe dovuto fare lo stesso, nell’interesse dell’Italia». Da Bruxelles, dove ha partecipato al prevertice dei leader socialisti europei, Elly Schlein lancia un messaggio diretto e alza il livello dello scontro politico sulla difesa europea e le spese militari.
Le cifre che spaventano l’opposizione
Il punto critico è l’obiettivo proposto in ambito NATO: portare la spesa militare al 5% del Pil entro il 2035. Per l’Italia significherebbe un esborso aggiuntivo di circa 445 miliardi in dieci anni. «Una cifra enorme», denuncia Schlein, «che verrà sottratta a scuola, sanità, servizi pubblici. Noi diciamo no a questa deriva militarista».
Il caso spagnolo: adesione responsabile alla NATO
Pedro Sánchez ha dichiarato che la Spagna non seguirà la linea del 5%, mantenendosi sul 2,1% già promesso. «Difesa sì, ma non a scapito dello stato sociale», ha detto il premier spagnolo, rivendicando una posizione autonoma e coerente con le priorità interne del suo governo. Schlein lo loda: «Ha dimostrato che si può dire no, senza uscire dalla NATO né isolarsi in Europa».
Le accuse alla premier: «Meloni ha già ceduto»
Per la segretaria del Pd, il governo Meloni si è allineato troppo rapidamente alla linea americana, senza cercare un compromesso. «Meloni si è fatta dettare l’agenda da Trump, prima ancora che torni alla Casa Bianca. È grave. Non c’è stato alcun tentativo di negoziare». Secondo i dem, l’aumento delle spese militari rischia di compromettere il futuro economico del Paese.
L’Europa a due velocità
Diverse le posizioni tra i governi europei: se Polonia e paesi baltici spingono per aumenti ulteriori, Spagna e Belgio chiedono prudenza. I socialisti europei propongono un “dividendo di pace”, un piano di investimenti pubblici su scuola, ambiente e servizi. «Un’Europa forte», conclude Schlein, «non si costruisce solo con le armi, ma con la giustizia sociale».