Detto chiaro e tondo: GIU’ LE MANI DA FRANCESCA ALBANESE. Giù le mani da una donna coraggiosa, da una professionista ineccepibile, che non si lascia intimidire dagli attacchi di chi vuole zittire la sua voce perché vuole oscurare il genocidio di Gaza.
“La Dichiarazione della Missione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite contro il mandato di Francesca Albanese come Relatrice speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967 del 1° luglio 2025 costituisce un attacco all’indipendenza e al ruolo di uno dei principali sistemi di garanzia e di monitoraggio del rispetto dei diritti della persona e dei popoli delle Nazioni Unite. Un pilastro vitale del sistema di giustizia internazionale.
Costituisce anche un attacco diretto ad una persona che sta svolgendo con grande professionalità e imparzialità le sue funzioni che trovano il loro fondamento giuridico nei principi e nelle norme enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, nel Diritto internazionale dei diritti umani e nelle pertinenti risoluzioni del Consiglio diritti umani e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Chi attacca Francesca Albanese attacca la centralità dell’ONU e dell’intera architettura multilaterale per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
Chi attacca Francesca Albanese attacca tutte le vittime e i sopravvissuti alle violazioni dei diritti umani e ai crimini di guerra e contro l’umanità che lo Stato di Israele sta compiendo a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati.
L’attacco a Francesca Albanese si inquadra all’interno di un più ampio e strategico attacco degli Stati Uniti nei confronti della Corte penale internazionale e della Corte internazionale di giustizia.
Ci troviamo di fronte ad atti eversivi pari ad un colpo di stato. Un colpo di stato internazionale contro la giustizia, la legalità democratica e il diritto internazionale. E dunque la libertà e la pace.
Oggi, la responsabilità di indagare e punire i crimini è un obbligo giuridico per gli Stati. Né la ragione politica né la ragion di Stato possono essere invocati per non rispettare questo obbligo. Nessuno può essere al di sopra della legge.
Il comportamento degli Stati Uniti erode lo stato di diritto internazionale, cruciale per promuovere la giustizia e la sicurezza globali.
Ribadiamo con forza il nostro continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza e all’imparzialità della Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967.
Il Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova e la Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace sostengono con determinazione la continuità operativa della Relatrice speciale nel porre fine all’impunità, promuovere lo stato di diritto, far rispettare il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto penale internazionale.
Lo facciamo forti di un duplice mandato. Quello solennemente inscritto nel preambolo della Carta delle Nazioni Unite quando statuisce “noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra” e “a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana”.
E quello altrettanto solenne inscritto nell’art. 1 della Dichiarazione delle Nazioni Unite “sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti”, la Magna Charta dei Difensori dei diritti umani, che statuisce: Tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani a livello nazionale e internazionale”.
E’ la presa di posizione pubblica assunta, in una nota congiunta, da Marco Mascia – presidente Centro Diritti Umani “Antonio Papisca”, Cattedra UNESCO Diritti umani, democrazia e pace Università di Padova – e Flavio Lotti, presidente Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace.
Non c’è nient’altro da aggiungere. C’è solo da stringersi attorno a Francesca Albanese, una voce libera che vorrebbero cancellare.
Una sola aggiunta. Chiunque ha a cuore la verità. Chiunque invoca giustizia per il martoriato popolo palestinese. Chiunque ritiene che a guidare Israele sia un criminale di guerra (certificato dalla Corte penale internazionale) a capo di un governo di fascisti. Chiunque non si lascia intimorire da una stampa mainstream dedita al killeraggio mediatico di Francesca, ha il dovere di non cedere di un millimetro nel sostegno a Francesca e nella difesa del suo prezioso lavoro. Senza se e senza ma. E senza dar spago a chi, tra i Dem, ha sposato la criminalizzazione di Albanese.
A buon intenditor…
Argomenti: Palestina