Francesca Albanese dopo le sanzioni Usa: "Vogliono intimidire chiunque denunci il genocidio di Gaza"
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Francesca Albanese dopo le sanzioni Usa: "Vogliono intimidire chiunque denunci il genocidio di Gaza"

A dichiararlo è Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, in un’intervista a la Repubblica.

Francesca Albanese dopo le sanzioni Usa: "Vogliono intimidire chiunque denunci il genocidio di Gaza"
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11 Luglio 2025 - 13.23


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“Vogliono intimidire me e chiunque osi dire la verità sul genocidio in corso a Gaza, usando metodi che ricordano quelli mafiosi. Ma non ci riusciranno. Io continuerò a svolgere il mio lavoro con schiena dritta, chiedendo il coinvolgimento della Corte penale internazionale. Il premier israeliano Netanyahu deve essere giudicato all’Aia.”

A dichiararlo è Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, in un’intervista a la Repubblica.

Riguardo alle sanzioni imposte nei suoi confronti dal Segretario di Stato americano, Albanese commenta:
“Non voglio soffermarmi su questo. Ma vorrei che si parlasse piuttosto delle 60.000 persone uccise a Gaza, tra cui 18.000 bambini. La notizia non sono io, ma il tentativo in atto di mettere a tacere le denunce di genocidio. Questa è solo l’ultima mossa disgraziata degli Stati Uniti, dopo la pubblicazione del mio ultimo rapporto.”

E aggiunge:
“La guerra non si ferma per le ambizioni territoriali di Israele, sostenute da aziende che operano nei settori degli armamenti, della sorveglianza, della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, e che stanno traendo enormi profitti. E quelle armi le stiamo acquistando anche noi. A ciò si aggiungono il sistema bancario, i fondi pensione e il credito, che hanno garantito il flusso continuo di capitali necessario a finanziare queste operazioni militari.”

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Infine, conclude:
“Ho scritto sei rapporti per le Nazioni Unite, riguardanti la detenzione arbitraria, il trattamento dei minori, il genocidio. Ho chiesto che la Corte penale internazionale accerti le responsabilità. Ma oggi gli Stati Uniti sono un Paese allergico alla giustizia. È il potere economico e politico che tenta di zittire chi lo critica, dopo averlo prima ridicolizzato e diffamato. Io denuncio questo sistema, che può funzionare solo se le persone si lasciano spaventare e dividere.”

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