Il governo italiano tace. Francesca Albanese, cittadina italiana e relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, è stata colpita da sanzioni senza precedenti dagli Stati Uniti, accusata di condurre una “campagna politica ed economica” per le sue denunce, suffragate da prove rigorose, su violazioni dei diritti umani e il ruolo di multinazionali in un conflitto drammatico.
Nessuna parola di sostegno è giunta da Palazzo Chigi o dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Questo silenzio è sconcertante, un vuoto che mina la credibilità di un Paese chiamato a difendere i propri cittadini, specialmente quando rappresentano con integrità l’Italia in un ruolo internazionale di alto profilo.L’assenza di una presa di posizione è inspiegabile.
Albanese non è una voce isolata, ma una funzionaria Onu il cui mandato è stato riconfermato nonostante pressioni globali. Il suo lavoro, che documenta crimini e interessi economici in un contesto di guerra, è un esercizio di verità che merita rispetto.
Mentre l’Unione Europea e le Nazioni Unite criticano le sanzioni come un attacco al multilateralismo, l’Italia resta muta, incapace di esprimere solidarietà o di rivendicare il diritto di una sua cittadina a svolgere il proprio compito senza intimidazioni.Questo silenzio non è solo un’occasione mancata, è un segnale di debolezza. Un governo che si proclama difensore della sovranità nazionale dovrebbe avere il coraggio di sostenere chi, come Albanese, incarna i valori di giustizia e trasparenza.
L’Italia non può permettersi di apparire acquiescente di fronte a un alleato potente, rinunciando al proprio ruolo sullo scacchiere internazionale. Gli italiani meritano una leadership che difenda con autorevolezza i propri rappresentanti, non che si rifugi in un’omissione che parla più di qualsiasi parola. #iostoconFrancescaAlbanese