Dopo mesi di ambiguità, silenzi e dichiarazioni sbilanciate, oggi qualcosa sembra essersi incrinato nell’approccio del governo italiano alla guerra in corso a Gaza. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha pubblicato su X parole che suonano come una prima, timida presa di distanza da Israele: “Gli attacchi dell’esercito israeliano contro la popolazione civile a Gaza non sono più ammissibili. Quello odierno è un atto grave contro un luogo di culto cristiano. È tempo di fermarsi e trovare la pace”.
Parole a cui ha fatto eco, con tono più netto, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “I raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento”.
Le dichiarazioni arrivano dopo che un raid dell’esercito israeliano ha colpito la parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, uno degli ultimi rifugi per i cristiani rimasti nella Striscia, ferendo anche il parroco, padre Gabriel Romanelli, e altre persone. Non è la prima volta che un luogo di culto viene danneggiato nei bombardamenti, ma questa volta l’attacco ha avuto un impatto simbolico particolarmente forte: ha colpito la minoranza cristiana, e in particolare una chiesa cattolica.
È evidente che solo questo ha scosso, almeno in parte, l’esecutivo. Ma qui sta il problema: perché questo sdegno arriva solo ora? Dove erano Tajani e Meloni nei giorni — ormai mesi — in cui bambini, donne, giornalisti, operatori umanitari e civili venivano massacrati senza che una singola parola di condanna venisse pronunciata?
Il governo italiano, che ha fatto della difesa della cristianità un pilastro ideologico, si è svegliato solo quando a essere colpita è stata una chiesa cattolica. È un atteggiamento che, più che cristiano, sembra selettivo. Un doppio standard che non può essere più tollerato.
Il diritto internazionale, così come i valori di umanità e civiltà che l’Italia afferma di rappresentare, non prevedono eccezioni su base religiosa. Ogni vita civile conta allo stesso modo. E ogni violazione dei diritti umani, che avvenga in una moschea, in un ospedale o in una chiesa, deve essere denunciata con la stessa fermezza.
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