Meloni si accorge solo ora dei crimini a Gaza: ma le sue parole arrivano tardi e mancano i fatti
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Meloni si accorge solo ora dei crimini a Gaza: ma le sue parole arrivano tardi e mancano i fatti

Le parole giungono quando ormai è troppo tardi per farle apparire coraggiose, ma c’è ancora tempo per renderle credibili. Solo un cambiamento netto nelle politiche italiane può dare dignità

Meloni si accorge solo ora dei crimini a Gaza: ma le sue parole arrivano tardi e mancano i fatti
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23 Luglio 2025 - 20.17


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«La situazione a Gaza è drammatica, nessuna azione militare può giustificare gli attacchi ai civili». Con queste parole la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al termine del vertice intergovernativo Italia-Algeria, ha finalmente riconosciuto — sia pure con toni misurati — la gravità di quanto accade da mesi nella Striscia di Gaza. Un’ammissione importante, ma tardiva. Migliaia e migliaia di bambini uccisi, feriti, amputati, ospedali distrutti, scuole bombardate, campi profughi rasi al suolo, moschee e chiese colpite. Una catastrofe umanitaria sotto gli occhi del mondo, che solo adesso riceve una condanna da parte del governo italiano.

È un bene che Meloni abbia rotto il silenzio, ma è lecito chiedersi perché solo ora. A pesare, probabilmente, è stata la presa di posizione sempre più netta della Chiesa: le parole ferme di Papa Leone XIV e del patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, che ha parlato di “crimine contro l’umanità” e di una tragedia “moralmente inaccettabile”. Dichiarazioni che hanno posto il Vaticano all’avanguardia della denuncia internazionale, lasciando Roma in un imbarazzante immobilismo.

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Ora però non bastano più le dichiarazioni. Che cosa intende fare, concretamente, Giorgia Meloni? Continuerà a opporsi a ogni sanzione verso Israele, anche simbolica? Proseguirà la cooperazione militare e la vendita di armamenti? Ostacolerà ancora, come ha fatto finora, ogni revisione degli accordi tra l’Unione Europea e lo Stato israeliano?

Le parole giungono quando ormai è troppo tardi per farle apparire coraggiose, ma c’è ancora tempo per renderle credibili. Solo un cambiamento netto nelle politiche italiane — a cominciare dalla richiesta di un cessate il fuoco immediato, dal sostegno alle indagini internazionali sui crimini di guerra e dallo stop all’export militare — può ridare dignità e coerenza alla posizione del nostro Paese.

Altrimenti, questa tardiva condanna rimarrà l’ennesimo esercizio di retorica, buono per i titoli di agenzia ma vuoto di ogni efficacia. E l’Italia, ancora una volta, sarà dalla parte sbagliata della Storia.

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