Meloni disprezza la stampa italiana: non vuole parlarle ma pretende solo veline senza domande scomode

Durante un incontro con il presidente statunitense Donald Trump e altri leader europei, dedicato alla pace in Ucraina, la premier italiana si è lasciata andare a un commento che fotografa con chiarezza il suo rapporto con l’informazione: «Io non voglio mai parlare con la stampa italiana»..

Meloni disprezza la stampa italiana: non vuole parlarle ma pretende solo veline senza domande scomode
Meloni e Trump
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19 Agosto 2025 - 16.51


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Ha suscitato un’ondata di polemiche in Italia l’ennesima scivolata di Giorgia Meloni nei confronti della stampa. Durante un incontro con il presidente statunitense Donald Trump e altri leader europei, dedicato alla pace in Ucraina, la premier italiana si è lasciata andare a un commento che fotografa con chiarezza il suo rapporto con l’informazione: «Io non voglio mai parlare con la stampa italiana»..

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Le parole, catturate in un momento apparentemente informale e diffuse da diverse testate, tra cui La Stampa e il Daily Mail, hanno messo in luce ancora una volta l’avversione della leader di Fratelli d’Italia verso i giornalisti. La battuta è nata quando Stubb ha osservato con sorpresa la decisione di Trump di aprire il summit ai media. Meloni, con leggerezza che sa di arroganza, ha replicato: «A lui piace, gli piace sempre. Io invece non voglio mai parlare con la stampa italiana».

Non si è trattato di una svista. Poco dopo, durante la conferenza stampa ufficiale, quando Trump ha chiesto se i leader fossero disposti a rispondere alle domande, Meloni ha sussurrato: «Meglio di no, siamo troppi e andremmo troppo lunghi». Una chiusura netta, che conferma la sua linea: ridurre al minimo ogni occasione di confronto, rifugiandosi nei monologhi preparati dai suoi uffici e nelle veline diffuse attraverso i canali social.

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Le opposizioni hanno attaccato duramente. Carlo Calenda, leader di Azione, ha parlato di «pessima figura», ricordando che «un leader democratico non teme le domande dei giornalisti». Riccardo Magi di +Europa ha denunciato un «palese disprezzo per la libertà di informazione». Silvia Fregolent, senatrice di Italia Viva, ha accusato la premier di «scappare dal confronto con i cittadini». Ancora più dura la Fnsi: la segretaria Alessandra Costante ha stigmatizzato la «mancanza di rispetto verso i giornalisti» e il rifiuto sistematico del contraddittorio.

Non è un caso isolato: Meloni, da quando è a Palazzo Chigi, ha organizzato pochissime conferenze stampa, evitando accuratamente interviste non pilotate. Preferisce parlare a reti unificate attraverso i social, dove nessuno può incalzarla con domande scomode. Un atteggiamento che la accomuna a molti leader sovranisti, insofferenti verso chi esercita il diritto di critica e pronti invece a pretendere che la stampa amplifichi senza fiatare i loro comunicati e le loro versioni dei fatti.

Questo fuori onda non è solo una battuta infelice: è la conferma di un metodo. Un governo che rifugge la trasparenza, che considera i giornalisti un ostacolo anziché un interlocutore indispensabile, mina le basi stesse della democrazia.

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