La convocazione dell’ambasciatrice italiana a Parigi, Emanuela D’Alessandro, dopo le frasi di Matteo Salvini contro Emmanuel Macron, segna un nuovo scivolone del leader leghista sul piano della politica internazionale. Invece di contribuire a mantenere rapporti costruttivi con uno dei principali partner europei, Salvini ha preferito cedere al suo stile consueto: quello dell’insulto e della volgarità.
Dire al presidente francese – peraltro in dialetto milanese – di “tacas al tram” non è una battuta folkloristica, ma un gesto che svilisce il ruolo dell’Italia in Europa. È l’ennesima conferma di un leader che usa linguaggi da bar, trasformando questioni di sicurezza continentale in slogan populisti.
Non basta. Alla polemica contro Macron Salvini ha aggiunto la solita esaltazione di Donald Trump, «con i suoi modi che a volte possono sembrare bruschi o irrituali, sta riuscendo laddove hanno fallito tutti», e l’ennesima demonizzazione delle “macronate” che prevedono «eserciti europei, riarmi europei, debiti comuni europei per comprare missili». In sostanza, mentre insulta il capo di Stato di un Paese alleato, il leader della Lega si inchina politicamente davanti a Trump e a Benjamin Netanyahu, i suoi due punti di riferimento costanti: un atto di sudditanza travestito da orgoglio nazionale.
La verità è che Salvini non porta soluzioni, ma solo slogan. Lo dimostra anche la reazione scomposta del suo partito, che prova a chiudere la vicenda con un aut aut al presidente francese: «Se Macron smentisce la volontà di inviare soldati europei a combattere in Ucraina, problema chiuso». Come se i rapporti diplomatici tra due nazioni potessero ridursi a un bisticcio tra comari di paese.
Per fortuna, a mettere un argine ci ha pensato Forza Italia, con Deborah Bergamini che ha ricordato un principio elementare: «La politica estera italiana spetta al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri». Un modo elegante per dire che Salvini dovrebbe occuparsi di altro, lasciando a chi ha responsabilità istituzionali la gestione delle relazioni internazionali.
Mentre la guerra in Ucraina continua e l’Europa cerca un difficile equilibrio, l’Italia avrebbe bisogno di una classe dirigente capace di dialogo e di serietà. Salvini, invece, continua a offrire solo volgarità e retorica, tra il servilismo verso Trump e Netanyahu e gli insulti a Macron. Una miscela che non rafforza la posizione del Paese, ma lo rende ogni giorno più marginale.
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