Mercoledì prossimo i leader di Pd, M5s e Avs torneranno a incrociarsi, dopo la pausa estiva, sul palco del Monk di Roma. Un appuntamento che cade in un momento delicato per il centrosinistra, ancora alle prese con due nodi da sciogliere in vista delle regionali: le candidature in Puglia e in Campania.
In Puglia, dove l’attuale presidente Michele Emiliano si prepara a passare il testimone, il suo successore in pectore Antonio Decaro ha posto un veto pesante: nessuna candidatura in consiglio né per lo stesso Emiliano né per l’ex governatore Nichi Vendola. Una scelta che ha scosso non solo i democratici, ma anche gli alleati: in particolare Avs, che considera del tutto inaccettabile il no a Vendola. Per i rossoverdi, infatti, il diritto a candidare chi ritengono più rappresentativo non può essere subordinato alle esigenze interne del Pd.
La mossa di Decaro ha aperto un doppio fronte: da un lato la gestione dei rapporti con un big ingombrante come Emiliano, dall’altro la necessità di rassicurare Avs che l’alleanza resta solida e rispettosa dell’autonomia di ciascun partito. Finora Elly Schlein ha preferito affidare la partita pugliese al fidato Igor Taruffi, ma se non si arriverà presto a una soluzione condivisa sarà inevitabile un intervento diretto della segretaria.
Dal Nazareno filtra un messaggio chiaro: la corsa di Vendola non può essere semplicemente stoppata da un veto personale, sarà compito di Decaro convincere l’ex governatore a farsi da parte – se ne ha la forza – o accettare la sua presenza in campo. Domani intanto è in agenda la riunione della segreteria regionale del Pd, preludio a un tavolo di coalizione. L’obiettivo è esplicitato: “Tenere un confronto per tutelare l’unità del centrosinistra nel percorso verso le elezioni regionali”.
“A noi sta la responsabilità, all’interno dei nostri organismi, di lavorare per una composizione di un quadro unitario”, sottolinea il segretario regionale Domenico De Santis. Ma se la mediazione non funzionerà, la parola tornerà a Roma. Da Avs, però, arriva un messaggio netto e difficilmente equivocabile: “Spero che il Pd o Decaro risolvano velocemente una questione che loro hanno creato, noi siamo degli alleati che non possono ricevere dei veti”, dice lapidario Angelo Bonelli. In altre parole, il partito rossoverde rivendica la piena dignità di alleato e il diritto a scegliere i propri candidati, senza imposizioni dall’esterno.
I tempi stringono e il Pd ne è consapevole. “Qual è la deadline pugliese? Ieri…”, scherza amaramente chi lavora sul dossier. La battuta restituisce la tensione di una vicenda che rischia di trascinarsi troppo a lungo, alimentando scenari poco rassicuranti: qualcuno ipotizza una candidatura parlamentare di compensazione per Emiliano, altri vedono in Decaro un futuro rivale interno di Schlein.
Intanto, da Fratelli d’Italia arriva la frecciata: “Chi tra Elly e Antonio, alla fine di questa giostra, perderà la testa, o meglio la poltrona?”.
In Campania, invece, il clima sembra più disteso. La candidatura di Roberto Fico prende quota, forte anche del dialogo avviato dal commissario regionale Pd Antonio Misiani con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha dato il suo sostegno all’ex presidente della Camera. L’annuncio ufficiale è atteso a breve, in concomitanza con il congresso regionale dem, dove si profila il duello tra Piero De Luca e Sandro Ruotolo per la segreteria. Se dovesse prevalere De Luca jr, anche le ultime resistenze su Fico potrebbero cadere, spianando la strada a una soluzione condivisa.