di Carlo Cotticelli
Nove anni fa ebbi modo di assistere per la prima volta dal vivo al Meeting di Comunione e Liberazione e devo dire che fu una bella esperienza. Senza pregiudizi ma con molta curiosità mi avvicinai a quell’esperienza confrontandomi con un mondo che non conoscevo bene, al di là di alcune frequentazioni parrocchiali di età giovanile che in realtà non mi convinsero molto. Invece quella volta l’esperienza fu molto più interessante: mi resi conto che al Meeting partecipavano famiglie vere, non quelle del Mulino Bianco, e che realmente intorno a quella manifestazione girava un’Italia di provincia che molte volte non si riesce a raggiungere, un’Italia laboriosa ma con dei valori. Ma un’Italia ed un Meeting che fondamentalmente, almeno in quel momento, cercava interlocutori politici e forse per questo era molto più aperta.
Dopo la standing ovation attribuita ieri alla Presidente del Consiglio bisogna dire che CL ancora una volta ha dimostrato la sua anima reazionaria e che ogni volta che al governo del Paese c’è una maggioranza di destra, una maggioranza che vuole ancora una volta annientare la scuola pubblica – perché questo è il vero obiettivo – aumentando i finanziamenti alla scuola privata, con risultati che vediamo non sono certamente brillanti e che in molti casi fanno gli interessi degli istituti ma non degli studenti. Un movimento politico che preferisce ancora una volta che i soldi della sanità pubblica vadano ai privati piuttosto che al pubblico. Su questo la sinistra dovrebbe in maniera molto chiara fare la sua battaglia elettorale, perché non tutti si possono permettere – anzi la stragrande maggioranza del Paese non può permettersi – queste cure, e deve sottolinearlo ancora di più.
Nell’intervista di commento sull’evento, la reazione della Schlein dopo l’ovazione a favore della Presidente del Consiglio è sicuramente condivisibile, sottolineando i mali del Paese, quello che questo governo non ha fatto. Ma manca però il coraggio, cioè attaccare chi ha organizzato quella manifestazione: CL non si è mai fatta scrupolo nell’attaccare la sinistra, le politiche sociali della sinistra, le politiche di integrazione. E ogni volta al presidente di turno, Renzi compreso, si rimarcava ciò che non andava nell’azione di governo, accusandolo di essere statalista. Invece con la destra va tutto bene, madama la marchesa.
La reazione è sempre pallida nei confronti del Meeting, sempre: anzi non lo si nomina e si attacca la Presidente del Consiglio. Ma questa organizzazione da anni ha un effetto molto importante a livello programmatico e di indirizzo politico nell’ambito del centrodestra, ed è arrivato il momento di mettersi l’elmetto e cominciare ad attaccare queste organizzazioni che non dicono una parola sulla politica estera del governo, sull’accoglienza, sui centri in Albania, ma che invece hanno dato visibilità a Draghi, chissà forse prossimo Presidente della Repubblica. Forse perché sono molto più interessati ai rapporti istituzionali per il futuro: perché non dare pubblicità alla coppia Draghi-Meloni che potrebbe essere la coppia sulla quale investire per i prossimi cinque, sei, sette anni.
Allora, se la sinistra non comincia a comprendere che vanno fatti passi avanti, anche rischiando polemiche pesanti, polemiche brutte, sarà difficile prendere una maggioranza del Paese. E quindi la reazione a quella manifestazione e ai contenuti di quella manifestazione – che non è di poco conto, proprio perché da sempre incide sui programmi elettorali della destra quando va al governo, sia a livello nazionale che delle istituzioni locali – rischia di allargare il solco tra chi ha e chi non ha, in nome della sussidiarietà.
Argomenti: giorgia meloni