A parte la propaganda, è bene dirlo subito: tra l’omicidio di Charlie Kirk negli Stati Uniti e l’aumento delle scorte a Salvini e Tajani non c’è alcun legame. Sono due storie completamente diverse, senza punti di contatto reali. Eppure qualcuno prova a cucirle insieme, forzando un nesso che semplicemente non esiste.
Tra l’altro né Salvini né Tajani hanno ricevuto minacce dirette del tipo: ora tocca a voi. Ma nulla.
Se davvero la ragione dell’inasprimento delle misure di protezione fossero alcuni post sui social, allora quasi tutta l’opposizione dovrebbe disporre di scorte al massimo livello. Perché l’odio in rete è diffuso, colpisce da ogni parte e non risparmia nessuno.
La verità è che si tratta di propaganda: un uso politico del Viminale, con un ministro che guarda più agli interessi di bottega che a quelli generali. Si cerca di alimentare un clima di paura, di legittimare un modello autocratico di società dietro il paravento della sicurezza. Ma la sicurezza vera, quella dei cittadini, resta in secondo piano.