Il vittimismo della destra: accusa l’opposizione ma è lei ad alimentare le tensioni
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Il vittimismo della destra: accusa l’opposizione ma è lei ad alimentare le tensioni

Il nuovo refrain mediatico di Giorgia Meloni è accusare l’opposizione di diffondere un clima d’odio nell’opinione pubblica.

Il vittimismo della destra: accusa l’opposizione ma è lei ad alimentare le tensioni
Meloni e Acquaroli
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Giovanna Musilli Modifica articolo

19 Settembre 2025 - 19.20


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Il nuovo refrain mediatico di Giorgia Meloni è accusare l’opposizione di diffondere un clima d’odio nell’opinione pubblica. In un comizio in favore del secondo mandato al presidente della regione Marche Francesco Acquaroli, ha perfino denunciato chi dell’odio farebbe il proprio business. Non è chiarissimo a chi riferisca, con ogni probabilità alle opposizioni e a quelle poche testate giornalistiche libere che non ruotano nell’orbita del governo. 

Che la destra sia poco incline ad accettare il dissenso, è emerso chiaramente dalle norme contenute dell’ultimo Decreto Sicurezza, convertito in legge prima della scorsa estate. Per non parlare della massiccia occupazione della televisione pubblica. 

Ma ora l’asticella si è ulteriormente alzata: non solo la destra vuole impedire le manifestazioni di dissenso, ma accusa perfino le opposizioni di usare un linguaggio violento finalizzato a destabilizzare l’ordine pubblico. Insomma, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e probabilmente anche Carlo Calenda e Matteo Renzi sarebbero ideologi radicali in grado di mobilitare masse facinorose di estremisti senza scrupoli che presto faranno nuovamente precipitare l’Italia negli anni di piombo.

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L’unica spiegazione possibile è la distrazione di massa. Catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su un pericolo immaginario, facilmente comprensibile ed emotivamente coinvolgente è un’ottima strategia che impedisce di mettere a fuoco le questioni importanti. E questo Giorgia Meloni lo sa molto bene. 

Infatti, non parla di Gaza, di armi vendute a Israele, di soldati da mandare in Ucraina, di conti pubblici che non tornano, di sanità e scuola pubbliche alla catastrofe, di lavoro povero e insicuro, di salari da fame… E via elencando. Parla di violenza politica, di cattivi maestri, di fantomatiche battaglie contro chi vorrebbe confiscare alla destra la libertà di espressione… 

Peraltro, nel paese in cui – in barba alla Costituzione – sono perfino consentiti i raduni neofascisti e l’esistenza di formazioni politiche come CasaPound, Forza Nuova, e simili. 

La violenza politica, in Italia, non è un pericolo alle porte. E in ogni caso a fomentare odio e contrapposizione sociale è chi vorrebbe emarginare le minoranze e chi persegue idee identitarie, non chi si permette semplicemente di criticare il governo e le sue politiche. Anzi, dissenso e critica sono il fondamento di ogni democrazia, come ci ha ricordato la presidente Meloni a proposito dell’omicidio di Charles Kirk. 

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D’altra parte, sono proprio alcune esternazioni della destra – che definisce “non normali” le minoranze sessuali, “criminali” i migranti, “nemici” gli islamici – a minacciare il collante sociale di un’Italia sempre più povera, ingiusta e divisa.  Quando si rivendica violentemente un’identità, si rivendica implicitamente anche il diritto di emarginare chi non appartiene o non si riconosce in quell’identità. Quando si strilla pubblicamente “sono donna, madre, cristiana”, si intende colpevolizzare le donne che non vogliono essere madri, che non sono cristiane, che hanno un’identità di genere fluida… E ancora: chi fa della virilità maschile un valore, indirettamente colpevolizza chi non condivide quel valore; chi fa della cittadinanza italiana un merito, stigmatizza tutti coloro che non ce l’hanno. 

Purtroppo, queste idee così rozze e violente sono facilmente condivisibili in un paese impoverito sia economicamente che culturalmente, oramai esacerbato dalle disuguaglianze e dalla paura della guerra. 

Insomma, se davvero qualcuno diffonde idee pericolose per la pace sociale, bisogna cercarlo a destra. 

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