«Noi firmeremo un documento articolato che punta a far sì che possa costituirsi lo Stato palestinese, non voteremo a favore del riconoscimento della Palestina per un semplice motivo, perché la Palestina non esiste». Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Tg2 Post, con parole che confermano l’allineamento totale del governo Meloni alla linea di Donald Trump e di Benjamin Netanyahu.
Il titolare della Farnesina ha insistito: «La Palestina – ha spiegato – oggi è divisa in due, da una parte la Cisgiordania che è governata dall’Autorità nazionale palestinese che ha una posizione moderata, ragionevole e riconosce Israele, dall’altra c’è Hamas che governa Gaza e che è un’organizzazione terroristica che tiene ostaggi e si fa scudo di loro per proteggere le proprie basi militari. Hamas non può essere un interlocutore».
Argomentazioni che rivelano un paradosso: Tajani nega il riconoscimento della Palestina perché divisa, ma dimentica che anche Israele, prima del 1948, “non esisteva” come Stato sovrano ed era a sua volta diviso tra interessi coloniali e comunità in conflitto. La comunità internazionale ne riconobbe comunque il diritto all’esistenza, gettando le basi per la nascita dello Stato israeliano.
Il ministro omette inoltre che già da decenni esistono risoluzioni delle Nazioni Unite che definiscono chiaramente i confini di un futuro Stato palestinese: Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est come capitale. Il diritto internazionale, dunque, è inequivocabile. A mancare è la volontà politica di rispettarlo, soprattutto da parte di chi, come l’Italia, preferisce non scontentare Washington.
La linea Tajani, insomma, non è frutto di realismo politico ma di propaganda. Si sceglie di ignorare la storia e il diritto per non disturbare gli equilibri di potere, sacrificando ancora una volta i diritti del popolo palestinese sull’altare della fedeltà atlantica.