Per ora Ilaria Salis è salva. La Commissione Affari giuridici dell’Eurocamera ha respinto la revoca dell’immunità all’eurodeputata di Avs. Ora la parola definitiva passa alla Plenaria che si riunirà e voterà il 7 ottobre. E speriamo che confermi la decisione della commissione.
L’assemblea dovrebbe essere più sensibile al rispetto dei diritti umani, ma anche tra gli eurodeputati purtroppo ci sono i sostenitori di Orban. Tuttavia, come si possono dimenticare le immagini di Ilaria incatenata, bloccata mani e piedi, trascinata in un’aula di tribunale dopo quindici mesi di detenzione in condizioni atroci per un reato senza prove. L’unico «colpa» di Ilaria è di essere antifascista e di averlo manifestato a Budapest, in un paese dove non viene rispettata la libertà di espressione, dove l’opposizione è criminalizzata.
Che Ilaria Salis sia terrorizzata all’idea di tornare in carcere in Ungheria è comprensibile, le minacce sono esplicite: il portavoce di Viktor Orban aveva già diffuso un tweet con le coordinate di un carcere ungherese, al quale il padre di Ilaria ha risposto per le rime inviando le coordinate di piazzale Loreto.
Lo scontro tra fascismo e antifascismo è all’ordine del giorno dopo che Trump ha firmato il decreto che condanna l’Antifa (antifascist) come organizzazione terroristica, con tutte le conseguenze che comporta. Un’arma nelle mani dell’epigono di Trump in Europa. E siccome non è l’unico anche noi antifascisti dobbiamo temere l’ondata di estrema destra che attraversa anche l’Europa.
Abbiamo sostenuto Ilaria Salis per liberarla dalle catene attraverso l’elezione al parlamento europeo e continueremo a farlo in nome della libertà, della democrazia e dell’antifascismo.