Se uno muore, non per questo diventa un santo. Charles Kirk era portatore di un’ideologia che definire violenta è poco. Ferma restando la condanna incondizionata dell’omicidio, non si può misconoscere che fosse un suprematista bianco, fanatico cattolico, omofobo, maschilista, sostenitore della possibilità di detenere armi da fuoco per qualsiasi privato cittadino anche a prezzo di “danni collaterali” come qualche vita spezzata.
Allora perché la destra italiana – Giorgia Meloni in primis – si sta da giorni prodigando in un’opera apologetica di santificazione del morto?
Meloni sa benissimo che Kirk non è affatto un martire della libertà di espressione, e che difficilmente può essere descritto come un uomo amorevole e pacifista. Anzi, era uno che le libertà civili le voleva conculcare, che diffondeva odio, e che purtroppo è rimasto vittima della stessa violenza che predicava.
Trasformarlo in San Francesco è un’operazione spregiudicata e motivata da miserevoli ragioni propagandistiche.
Probabilmente, se il modello di società voluto da Kirk venisse spiegato davvero alle persone, non risulterebbe così attraente: d’altra parte, invece, dipingere l’attivista Maga come un difensore dei diritti civili contro una fantomatica quanto inesistente “estrema sinistra” oppressiva e liberticida è un successo garantito.
Il lato oscuro di questa strategia mediatica è che dietro la propaganda c’è l’intento – per citare il professor Alessandro Orsini – di “kirkizzare” anche la società italiana.
Il sospetto che è che Meloni&co aspirino esattamente a quel modello di comunità nazionale, il cui collante sociale non siano i valori democratici e costituzionali, ma il razzismo (su base etnica e anche socio-economica), il maschilismo, il fanatismo religioso, il conformismo morale e la violenza.
Non pochi indizi vanno in questa direzione: dai centri di detenzione per migranti in Albania con annesse campagne d’odio nei confronti degli stranieri, all’ostilità verso le minoranze sessuali e religiose, alla criminalizzazione del dissenso prevista dal Decreto Sicurezza della scorsa primavera. Per non parlare dei frequenti deliri identitari (il generale Vannacci si è recentemente lamentato che nella scuola pubblica italiana non si insegnino a dovere il giuramento di Pontida e le valorose imprese della X Mas).
Insomma, sembra proprio che la destra meloniana voglia un mondo di bianchi, oltranzisti cattolici, nazionalisti, cultori del patriarcato, auspicabilmente non troppo alfabetizzati e soprattutto senza diritti. Ma – per fortuna – l’Italia non è l’America.
Negli Stati Uniti, società nata dalla pura tradizione liberale dei coloni protestanti, non è mai esistita la cultura della solidarietà sociale, del welfare, dei diritti collettivi. L’attuale destra trumpiana, di cui Kirk era astro nascente, non ha fatto altro che esacerbare i tratti da sempre individualistici della società americana – in cui equità e giustizia sociale non sono mai state considerate valori e tantomeno diritti – inquadrandoli in un contesto ideologico decisamente ascrivibile a una forma di fascismo.
In Italia è tutto diverso, a partire dalla Costituzione, il cui messaggio fondante è costituito proprio dall’antifascismo, dall’eguaglianza formale e sostanziale dei cittadini, da valori cooperativi e non concorrenziali, dal riconoscimento universale di diritti civili e sociali.
C’è solo da augurarsi che gli Italiani non se lo dimentichino.
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