Secondo gli Atti degli Apostoli i cristiani sono quelli che mettono in agitazione tutto il mondo, secondo il consolidato linguaggio politico sono i moderati. “Moderati” è parola che non è mai andata di moda, bistrattata direi. Ma anche “agitatori” non è parola lodata, è stata usata come sinonimo di qualcosa che non piace. Il presidente Mattarella, cattolico , ha dato voce alla moderazione: il suo messaggio alla Flotilla è chiarissimo: il problema che ponete è molto grave, ponendolo avete già ottenuto molto, proseguire però comporta molti pericoli, vi invito a consegnare gli aiuti a Cipro, dove il patriarcato latino di Gerusalemme si offrirebbe di prenderli in carico e portarli a Gaza.
Chi si sente in quel mondo più vicino alla necessità di agitare il mondo dice che non basta: rievocano in questo campo altre parole, l’esistenza o accettazione di “un ordine ingiusto”, che va mostrato nella sua ingiustizia, in modo radicale. Perché la radicale evangelica è questo e anche in virtù del significato di una parola molto importante, “testimoniare”, non ci si può fermare. Per esprimersi in termini non cattolici si potrebbe dire che è il bivio tra massimalismo e riformismo. Per chi crede che si debba guardare e vedere con un occhio solo, o ha ragione il primo oppure i secondi: i riformisti o i massimalisti. Contemplarli entrambi è più normale se si scopre e si accetta che di occhi ne abbiamo due. Ecco perché ritengo normale che alcuni cattolici non condividano un temuto “protagonismo” che con la solidarietà umana avrebbe poco a che fare, mentre altri si riconoscono in un desiderio, una spinta in tutto simile, quella del Buon Samaritano. Lui in quanto samaritano apparteneva a un gruppo disprezzato da quello a cui apparteneva la vittima, picchiata e derubata e quindi lasciata sanguinante per strada dagli assalitori, ma ciononostante lo soccorse, sobbarcandosi anche le spese del ricovero in un ostello non distante.
Il radicalismo evangelico non risuona nelle parole del Presidente Mattarella, sebbene lui possa dire di aver pensato al bene primo, non mettere a rischio altre vite e far arrivare gli aiuti a Gaza, grazie al canale che offrirebbe il patriarca di Gerusalemme. Ma sarà normale chiedersi: gli aiuti passerebbero davvero, in quanto tempo? E lo farebbero una volta sola? O per riuscirci ancora bisognerebbe tornare fin lì?
Non penso che solo tra i moderati a bordo subentrerà la paura delle possibili conseguenze; Mattarella ha parlato di rischi per la loro incolumità. Questo nei nostri giudizi quanto pesa? Ma è questo il punto? O il punto dei “radicali” è squadernare sotto gli occhi del mondo l’assolutezza del blocco di Gaza, in vigore con varie intensità, e la sua inammissibilità?
C’è certamente un’anima cattolica nell’anima variegata e complessa della Flotilla come in chi a questo punto suggerisce un compromesso. Questa dualità tra chi accetta Mattarella e chi no è molto cattolica a mio avviso: la dualità di pastoralità e dottrina, di Pietro-roccia della fede e di Paolo-apostolo ad gentes.
I due cattolicesmi, che si collegano attraverso varie sfumature, non sono divisi come blocchi, evidenziano con prospettive diverse che per entrambi è prioritario è sconfiggere in noi l’indifferenza, l’apatia. È il bisogno di fratellanza che rende vive le coscienze sia di chi crede prioritario riuscire a far passare gli aiuti sia di chi ritiene prioritario denunciare una intollerabile negazione di diritti umani. Da una parte c’è la domanda se il bene prioritario non sia far arrivare gli aiuti, ottenendo un canale duraturo. Dall’altra parte la domanda è se l’obiettivo non fosse scuotere il mondo. Ma Mattarella gli fa presente che hanno già ottenuto molto da questo punto di vista. A loro sembrerà sufficiente per le loro coscienze?
Quando arrivano certi momenti bisogna stare da una parte o dall’altra, c’è poco da fare. Ma ritenere che uno abbia ragione e l’altro abbia torto ritengo che sia sempre sbagliato. Noi che non siamo a bordo possiamo solo giudicare e poi tornare ai fatti nostri? Chiunque conosca i fatti e immagini facilmente i pericoli appare tra molti di loro domandarsi non se siano tutti dei santi quelli della Flotilla, tra di loro ci sono persone con cui divergere su quasi tutto è molto facile, ma se non sta a tutti i cattolici rendersi conto e interrogarsi, cosí: si è fatto abbastanza dal 7 ottobre a oggi, davanti al primo e al secondo capitolo? Come si è scelto l’uomo? C’è spazio per la moderazione? Qual è il modo migliore per agitare il mondo? Quel che forse emerge è che se la Flotilla non vuole apatia per molti cattolici su questo abbia ragione. Poi ognuno seguirà la sua strada, il suo carattere, la sua etica, per scegliere come. Se in questo ci si rispettasse, senza salire su cattedre, sarebbe un passo avanti per l’Italia. Così si arriverebbe a capire che oggi tutto dovrebbe convertere nel sostegno della vera novità, cioè il piano di pace arabo/statunitense.