La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il presidente statunitense Donald Trump. Fonti di Palazzo Chigi riferiscono che al centro della conversazione vi siano stati gli sviluppi in Medio Oriente e, in particolare, la crisi di Gaza.
Il contatto con la Casa Bianca arriva in un momento in cui la guerra nella Striscia produce un bilancio sempre più drammatico tra i civili, mentre cresce la pressione internazionale per l’apertura di corridoi umanitari e per un cessate il fuoco.
Meloni ha presentato l’iniziativa come un segnale del ruolo centrale dell’Italia, ma resta il fatto che la politica estera del governo appare allineata in modo quasi automatico alle posizioni statunitensi, senza una reale capacità di incidere o proporre soluzioni autonome.
La linea italiana continua a muoversi lungo l’asse del sostegno a Israele e dell’appello alla “proporzionalità” nelle operazioni militari, un equilibrio fragile che nei fatti conferma la subordinazione di Roma alle scelte di Washington. In questo quadro, la telefonata con Trump sembra più un gesto per consolidare il legame politico con l’alleato americano che un’occasione per influire realmente sulla crisi.
Secondo fonti diplomatiche, si sarebbe discusso anche del ruolo di Egitto e Qatar nelle mediazioni e dei rischi di escalation regionale. Tuttavia, nessuna nuova iniziativa italiana è emersa dal colloquio.
Per Meloni, che in Europa si muove spesso in posizione defilata, l’appoggio statunitense resta fondamentale per accreditarsi come leader affidabile. Ma il rischio è che l’Italia si riduca a semplice eco delle scelte altrui, rinunciando a costruire una voce autonoma sullo scenario internazionale, proprio mentre la crisi di Gaza richiederebbe coraggio politico e una visione indipendente.
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