Due milioni in piazza. Con la Palestina nel cuore. A sostegno degli attivisti della Global Sumud Flotilla trattati come terroristi dai fascisti che governano Israele. Due milioni in piazza nel giorno dello sciopero generale indetto dalla Cgil e dalle altre organizzazioni sindacali. Uno sciopero politico. Sì politico. Nel senso più alto e nobile di un termine che la politica politicante, quella che domina i talkshow televisivi e gli inguardabili telegiornali della fu Rai, oggi ridotta, salvo alcune sacche di resistenza, ad un Istituto Luce 2.0; quella politica screditata che allontana la gente dalle piazze e fa disertare le urne. Un milione in tante, più di cento, piazze italiane. Giovani, meno giovani, uniti per dire stop al genocidio in atto a Gaza, praticato dall’”esercito più morale al mondo”.
Due milioni in piazza. Solidali, arrabbiati, determinati a non mollare. Un milione che ha rivendicato il dovere all’indignazione di fronte alla mattanza di Gaza, a quei 20mila bambini uccisi o ridotti a scheletri umani. Un movimento radicale, certo che sì. Perché di fronte al martirio di un popolo da sempre sotto occupazione, non si può che essere radicali. Se non lo si è su questo, su cosa lo si dovrebbe essere?
Un milione in piazza. Che hanno risposto alla propria coscienza e non a ordini di partito. Che pensano il peggio possibile, e a ragione, di un Governo servo di Netanyahu, che continua a vendere le armi ai carnefici di Gaza e a non riconoscere lo Stato palestinese.
Un Governo guidato da una premier in perenne campagna elettorale, che ha avuto l’ardire di considerare gli attivisti della GSF boicottatori del “piano-Trump” oltreché utili idioti di chi voleva usare la Flotilla per dare una spallata all’esecutivo Meloni. La furbetta di Palazzo Chigi che di fronte a lavoratrici e lavoratori che hanno rinunciato ad un giorno di retribuzione (e non hanno stipendi da ministri e parlamentari) ha avuto l’ardire di affermare cosa non si fa per un weekend lungo.
Un milione in piazza che non hanno paura di usare parole forti, parole giuste. Genocidio. Apartheid. Le parole appropriate per dire cosa Israele sta compiendo a Gaza e ha instaurato in Cisgiordania.
E oggi si replica a Roma.
Un milione di persone. E ora dite che sono tutti antisemiti.
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