Il rientro in Italia dei parlamentari e degli attivisti che partecipavano alla Global Sumud Flotilla non ha chiuso la vicenda: anzi, ha aperto un duro atto d’accusa contro il governo italiano e contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accusata di aver delegittimato la missione e di aver esposto i connazionali a rischi evitabili.
Il deputato del Pd Arturo Scotto, che era a bordo della Flotilla ed è rientrato in Italia il 3 ottobre insieme ai tre colleghi parlamentari, ha lanciato un appello per la liberazione di tutti i connazionali detenuti nelle carceri israeliane. “La pressione diplomatica deve essere molto molto forte”, ha affermato durante la conferenza stampa. Scotto ha poi evidenziato la mancanza di informazioni sui 26 italiani che stanno rientrando: “Non abbiamo ancora la lista dei nomi. Crediamo sia rilevante e chiediamo sia resa pubblica. Chiediamo venga data tutta l’assistenza possibile anche quando raggiungeranno la Turchia”.
Parole che sottolineano la distanza tra il governo e i parlamentari italiani impegnati nella missione umanitaria. Nessuna reale azione diplomatica, nessuna presa di posizione a tutela dei cittadini fermati in acque internazionali. “Quelle miglia che ci distanziavano non sono state raggiungibili perché il governo non ha fatto una pressione vera per riaprire quel corridoio umanitario chiuso da anni. Chi era nell’illegalità è chi ha impedito a quelle barche di arrivare a Gaza”, ha aggiunto Scotto, indicando chiaramente la responsabilità politica dell’esecutivo.
A difendere il ruolo della società civile è stato il senatore del M5s Marco Croatti: “Chi dice che le piazze non servono mente, le piazze ci hanno protetto, ci hanno protetto dall’ignavia dei governi”. Croatti ha lanciato un appello alla stampa e all’opinione pubblica perché resti “un fronte unito” fino alla liberazione di tutti gli attivisti. Il senatore ha raccontato momenti di paura e di violenza durante la detenzione, ma ha scelto di non fornire dettagli: “Finché l’ultima persona non tornerà a casa non descriverò nient’altro di quello che è successo. Dobbiamo difendere tutte le persone che sono prigioniere illegalmente”.
A colpire più duramente Giorgia Meloni è stata però l’europarlamentare di Avs Benedetta Scuderi, che ha accusato apertamente la premier di aver anteposto il calcolo politico alla sicurezza dei cittadini italiani: “Meloni ha voluto speculare su una parte politica, mettendo a repentaglio la nostra incolumità. Non si è comportata da presidente del Consiglio”, ha dichiarato. “Siamo stati brutalmente fermati, catturati in acque internazionali dove noi abbiamo tutto il diritto di stare. Siamo stati presi ostaggio dall’esercito israeliano, portati a un porto israeliano, abbiamo subito perquisizioni, interrogatori, non abbiamo avuto accesso ai nostri legali, va detto e ricordato”.
Le parole di Scuderi suonano come un atto d’accusa pesantissimo nei confronti di Palazzo Chigi. Mentre gli altri governi europei hanno attivato canali diplomatici per ottenere la liberazione dei propri cittadini, Roma è rimasta silenziosa, quasi imbarazzata dalla natura politica della missione. Un silenzio che, per molti, equivale a complicità.
La premier, che non ha ancora risposto alle accuse, appare così sempre più isolata. Invece di proteggere cittadini italiani impegnati in una missione umanitaria pacifica, Meloni ha scelto di schierarsi implicitamente con chi li ha fermati. Un atteggiamento che — come denunciano i parlamentari tornati dalla Flotilla — ha “delegittimato” la loro azione e “messo a rischio la loro incolumità”.
Un’accusa che pesa come un macigno su un governo che, ancora una volta, ha preferito il calcolo politico alla difesa dei propri cittadini.