Sul piano strettamente logico, opporsi al genocidio israeliano non è “di sinistra”, come non è “di destra”. È umano.
Non si capisce, quindi, per quale motivo Giorgia Meloni e i suoi si scaglino quasi quotidianamente contro la Flottilla, e contro le manifestazioni che da giorni animano varie città italiane ed europee.
Chi protesta lo fa per rivendicare i fondamenti giuridici ed etici del tanto decantato occidente: l’autodeterminazione dei popoli, i diritti umani, la democrazia.
Ma si può restare anche su un piano più primitivo: un governo come quello israeliano che bombarda civili va condannato, fermato e isolato. Al di là dei trascorsi storici, delle implicazioni commerciali, della cybersicurezza delle infrastrutture digitali, degli equilibri geo-politici dello scacchiere mediorientale. Al di là di tutto.
E invece il governo meloniano è indefessamente impegnato a delegittimare la Flottilla, e a deprecare le iniziative civili a sostegno del popolo palestinese, fino a offendere gli scioperanti del 3 ottobre accusati di essere degli scansafatiche. Tralasciando la volgarità e l’analfabetismo istituzionale delle invettive meloniane, non si capisce da dove derivi l’identificazione tra chi si mobilita contro lo sterminio palestinese e “la sinistra”.
Come se chi vota a destra non possa avere un sussulto di umanità di fronte a ciò che sta succedendo in Palestina. Anche perché – a dirla tutta – la tradizione storica del fu Movimento Sociale Italiano è sempre stata vicina alla causa palestinese.
Mettiamoci nei panni di un elettore meloniano inorridito di fronte ai crimini israeliani, che sente la presidente del consiglio accusarlo di scioperare per allungare il weekend (a spese proprie), di ostacolare il progetto di pace trumpiano, di danneggiare il governo italiano e perfino di essere indifferente proprio alle sofferenze palestinesi: un certo stordimento è il minimo che possa accadergli.
Meloni deve avere davvero una pessima opinione dei suoi elettori. A quanto pare, li considera persone che non guardano oltre il proprio naso, caratterizzate da un egoismo sociale e da una povertà morale tali da renderle insensibili di fronte a uno sterminio.
A pensarci bene, potrebbe anche temere che i suoi elettori – di fronte a un tale risveglio civile – possano andare in confusione e chiedersi cosa stiano facendo l’Italia e l’Europa per fermare l’orrore israeliano. E il pericolo dietro l’angolo è che inizino a capire e a giudicare.
Un governo dignitoso – di destra, di centro, di sinistra, o marziano – accoglierebbe con soddisfazione una mobilitazione pubblica contro un genocidio e anzi proverebbe a cavalcare un’iniziativa umanitaria come quella della Flottilla, tentando di accreditarsi quale fonte di ispirazione ideologica e sostegno politico nei confronti dei nostri concittadini arrestati illegalmente da Israele.
Alle bordate della premier, invece, si sono aggiunte le imbarazzanti dichiarazioni del ministro della difesa Guido Crosetto che ha candidamente messo in conto l’eventuale omicidio degli attivisti della Flottilla da parte dell’IDF, salvo ringraziare il governo di Netanyahu per averlo evitato, e l’ormai celeberrima affermazione del ministro degli esteri Antonio Tajani riguardo al diritto internazionale valido (secondo lui) “fino a un certo punto”. In entrambi i casi, il sottotesto è “se succede qualcosa di brutto agli attivisti, se la sono cercata”.
Per non parlare dell’indimenticato ex radicale, poi alfiere berlusconiano della prima ora, Daniele Capezzone, che ha appena dato vita a uno spettacolo penoso su La7, accusando la Flottilla di collusioni con Hamas e i parlamentari italiani rimpatriati in Italia dalle carceri israeliane di vigliaccheria. Peraltro, in buona compagnia, visto che il direttore di Libero Mario Sechi ha recentemente auspicato che le barche della Flottilla vengano affondate.
Insomma, sembrerebbe proprio che il governo italiano e i suoi supporter non considerino così grave la mattanza di civili palestinesi, che ritengano prioritario non danneggiare l’alleanza con Israele e che vogliano ridurre una questione così epocale alle miserabili beghe politiche tra destra e “sinistra”, per intorbidire le acque e distrarre l’opinione pubblica.
Ma probabilmente è una lettura sbagliata, altrimenti – per gli Italiani – ci sarebbe di che vergognarsi del proprio governo.
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