Vittimismo a gogo: il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, evidentemente obnubilato da un rancore montante (che comprendo), mi definisce in televisione una cortigiana”. Scrive così sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, replicando alle dichiarazioni del sindacalista a “DiMartedì” su La7.
E ancora si legge nel post: “Penso che tutti conoscano il significato più comune attribuito a questa parola, ma, a beneficio di chi non lo sapesse, ne pubblico la prima definizione che si trova facendo una rapida ricerca su Internet”.
Infine, la premier conclude: “Ed ecco a voi un’altra splendida diapositiva della sinistra: quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, in mancanza di argomenti, le dà della prostituta”. Come immagine, lo screenshot della definizione tratta da Oxford Languages: “Donna di facili costumi”.
Cos’è successo con Landini
Tutto è cominciato durante la puntata del 14 ottobre di “DiMartedì”, il programma condotto da Giovanni Floris su La7. In quell’occasione, il segretario della Cgil ha dato della “cortigiana” alla presidente del Consiglio, in riferimento alle sue affermazioni sulla scelta del sindacato di indire lo sciopero generale su Gaza.
Meloni – ha detto Landini – si è “limitata a fare la cortigiana di Trump e non ha mosso un dito. Per fortuna, che c’erano i cittadini italiani che sono scesi in piazza e hanno difeso la dignità e l’onore di questo Paese”.
Invitato dal conduttore a chiarire il motivo di quella scelta lessicale, Landini ha precisato subito il senso politico del termine, spiegando: “Stare alla corte di Trump, essere il suo portaborse”.
L’ennesima polemica spostata sul piano personale
Nonostante la spiegazione immediata di Landini, Meloni ha preferito ignorare il chiarimento e trasformare la questione in un nuovo caso di sessismo contro di lei. Una strategia ormai ricorrente: quella di presentarsi come vittima di un’offesa personale invece che come destinataria di una critica politica.
Così la presidente del Consiglio, invece di rispondere nel merito alle osservazioni del leader sindacale sul ruolo del governo in politica estera, ha scelto di enfatizzare la presunta offesa al suo genere, ribaltando il confronto su un terreno emotivo e moralistico. Una mossa efficace sul piano comunicativo, ma che rischia di oscurare il punto reale della discussione: il giudizio politico, e non personale, espresso da Landini.
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