Il silenzio dell’Occidente davanti al genocidio di Gaza segna la fine di illuminismo e coscienza democratica
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Il silenzio dell’Occidente davanti al genocidio di Gaza segna la fine di illuminismo e coscienza democratica

Il 7 ottobre 2023 nel terribile pogrom compiuto da Hamas sono morte milleduecento persone, e sono stati catturati 168 ostaggi. La vendetta israeliana dei successivi due anni ha sterminato circa settanta palestinesi per ogni morto israeliano. 

Il silenzio dell’Occidente davanti al genocidio di Gaza segna la fine di illuminismo e coscienza democratica
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Giovanna Musilli Modifica articolo

17 Ottobre 2025 - 15.40


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È chiaro a tutti ormai che le vite umane non valgono tutte allo stesso modo. Dopo quasi settantamila morti accertati nella striscia di Gaza, di cui circa ventimila bambini (cinquemila sotto i cinque anni), c’è ancora chi parla del 7 ottobre,  di ostaggi, di tunnel costruiti da Hamas. 

Il 7 ottobre 2023 nel terribile pogrom compiuto da Hamas sono morte milleduecento persone, e sono stati catturati 168 ostaggi. La vendetta israeliana dei successivi due anni ha sterminato circa settanta palestinesi per ogni morto israeliano. 

Oggi i media celebrano il rilascio degli ultimi ostaggi prigionieri di Hamas, quasi magnificando la vittoria israeliana. 

Il cosiddetto occidente democratico ha guardato in silenzio compiersi un genocidio, per poi assistere alla realizzazione di un accordo in cui una delle due parti in causa non è stata interpellata. Dopodiché, si accinge ad accogliere l’ipotesi trumpiana di graziare Netanyahu per le accuse di corruzione in patria, e di condonare al governo israeliano lo sterminio. Anzi, c’è perfino chi sostiene che, tutto sommato, Israele abbia fatto bene a radere al suolo la striscia di Gaza, affamandone la popolazione, così ha ottenuto il rilascio degli ostaggi. 

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La questione che oggi dovrebbe angosciare chi davvero difende i valori della democrazia è come sia possibile che agli occhi del mondo la morte di settantamila civili – compresi bambini, anziani e donne – sia un dettaglio trascurabile in nome delle strategie politiche, degli equilibri internazionali, in fin dei conti, del profitto. 

L’unico governo occidentale che insiste sulla necessità di perseguire Israele è quello spagnolo.

In Italia, invece, sentiamo il governo autocompiacersi – in spregio al senso del ridicolo – di un non meglio identificato contributo dato alla pace, e abbiamo perfino dovuto ascoltare, al convegno Ucei paradossalmente intitolato “La storia stravolta e il futuro da costruire”, personaggi come Mario Sechi e Giuliano Ferrara negare il genocidio. Financo la direttrice dell’ufficio-stampa Rai, tale Incoronata Boccia, ha impudicamente dichiarato che non ci sono prove dello sterminio di civili palestinesi. 

Nel mondo al contrario in cui viviamo, è stato tacitamente deciso che i morti palestinesi valgono meno di quelli israeliani. E questo decreta la fine dell’Illuminismo e dell’Occidente democratico. 

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Nel 1945 nessuno – nelle liberaldemocrazie – si sognò di negare pubblicamente la Shoah. Oggi, dopo ottant’anni di costruzione del diritto internazionale, il negazionismo è diventato un’opinione accettabile. Nonostante le dichiarazioni dell’Onu, le testimonianze delle organizzazioni umanitarie, i filmati, le prove. 

Anzi, in Italia, chi pubblicamente denuncia l’operato del governo israeliano viene spesso tacciato di antisemitismo, o di essere contro la pace. 

Con tanti saluti ai diritti universali che nel secolo scorso hanno costituito il fondamento del mondo democratico. E anche alla logica.

Il genocidio c’è stato ed è stato compiuto da uno stato sedicente democratico che ha assassinato e affamato civili inermi. Ora, il punto è se la comunità internazionale possa davvero ignorarlo, o se non convenga assumere iniziative condivise volte a punire lo stato di Israele e a prevenire (davvero) eventuali futuri crimini contro l’umanità.

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