Mentre il governo conta i voti per dare via libera alla riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri, l’opposizione tenta di tenere alta la guardia. Dopo il sì definitivo del Senato, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha fatto sentire la voce con una dichiarazione secca: «Meloni con le sue gravi affermazioni contro la Corte dei Conti chiarisce il vero obiettivo della riforma costituzionale. Non è una riforma che serve a migliorare la giustizia, né serve agli italiani. Serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione».
La maggioranza ha presentato la riforma come un passo decisivo verso una giustizia più trasparente e imparziale. Ma le parole di Schlein ribaltano completamente la lettura: secondo il Pd, non si tratta di un intervento che rafforza il sistema, ma di una mossa politica che mira a rafforzare il potere esecutivo riducendo il controllo della magistratura. In particolare, il riferimento è al durissimo attacco della premier Giorgia Meloni alla Corte dei Conti, definito «atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del Parlamento».
L’approvazione della riforma – che secondo la maggioranza metterà fine a una magistratura «politicizzata» – viene contestata con forza dall’opposizione. Per Schlein, la riforma non è pensata per gli italiani, ma per dare nuova libertà al potere politico. Le sue parole implicano un allarme: quando un governo approva una modifica così rilevante e contemporaneamente attacca uno degli organi di controllo dello Stato, vuol dire che il progetto va oltre la mera “efficienza” della giustizia.
Dall’altro lato, il governo respinge le accuse, sostiene di voler combattere le rendite di posizione e assicura che il cambiamento serve a restituire fiducia ai cittadini. Ma il clima rimane pesante: con l’ennesimo scontro tra potere politico e organi costituzionali, l’Italia si trova a un bivio. Le parole della segretaria del Pd fotografano la tensione: «Serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione».
La riforma entra ora nell’ultima fase del percorso legislativo e, se confermata, cambierà in profondità l’architettura di potere della giustizia italiana. Resta da vedere se gli italiani percepiranno davvero un sistema più giusto o se, come teme l’opposizione, assisteranno a una democrazia più debole.