La decisione della Corte dei Conti di non concedere il visto di legittimità alla delibera relativa al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina ha scatenato un’ondata di polemiche politiche. Il provvedimento, che di fatto blocca temporaneamente uno dei cavalli di battaglia del governo Meloni, è stato accolto con toni durissimi da parte della premier e del vicepremier Matteo Salvini, che hanno attaccato frontalmente l’organo di controllo contabile.
Una reazione che, secondo molti osservatori, mostra ancora una volta la difficoltà della destra di governo ad accettare il ruolo e l’autonomia degli organismi di garanzia previsti nelle democrazie liberali — un atteggiamento più vicino, sottolineano alcuni, a quello dei regimi autoritari che mal tollerano la separazione dei poteri.
Sul tema è intervenuto anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha definito la bocciatura “uno schiaffo clamoroso alla solita propaganda del governo”.
“La Corte dei Conti — ha dichiarato Fratoianni a margine di un presidio davanti all’ospedale di Treviso — ha bocciato un progetto vecchio, dispendioso e inutile, smentendo una volta di più la narrazione trionfalistica del governo Meloni. E cosa fa la destra? Reagisce con la solita arroganza, pensando di essere al di sopra della legge e immune da qualsiasi controllo”.
Per il leader di Sinistra Italiana, la priorità del governo dovrebbe essere tutt’altra: “Invece di buttare 14 miliardi di euro in quell’opera faraonica e senza senso — ha concluso — la destra dovrebbe destinarli a rafforzare la sanità pubblica, che oggi è allo stremo e abbandonata a sé stessa”.
Il caso del Ponte sullo Stretto si conferma così non solo un nodo infrastrutturale ed economico, ma anche un terreno di scontro politico e istituzionale: tra chi difende la libertà e l’autonomia dei poteri dello Stato e chi, in nome della “governabilità”, sembra considerare i controlli democratici un fastidioso ostacolo.
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