Quirinale, Luca Di Bartolomei: "Con Garofani solo una cena tra romanisti. Il complotto? Roba da fantascienza"
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Quirinale, Luca Di Bartolomei: "Con Garofani solo una cena tra romanisti. Il complotto? Roba da fantascienza"

Luca Di Bartolomei, figlio del leggendario capitano della Roma Agostino, ride forte al telefono e smonta pezzo per pezzo la ricostruzione apparsasu La Verità

Quirinale, Luca Di Bartolomei: "Con Garofani solo una cena tra romanisti. Il complotto? Roba da fantascienza"
Saverio Garofani
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20 Novembre 2025 - 17.59


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«Se questa è una congiura, allora ogni volta che andiamo a mangiare una carbonara complottiamo contro lo Stato». Luca Di Bartolomei, figlio del leggendario capitano della Roma Agostino, ride forte al telefono e smonta pezzo per pezzo la ricostruzione apparsasu La Verità, che aveva trasformato una cena di amici romanisti in un «vertice quirinalizio» contro Giorgia Meloni e Sergio Mattarella.

«Eravamo in sedici, tutti tifosi della Roma, tutti invitati da me al ristorante Terrazza Borromini il 13 novembre», racconta a la Repubblica. «Una serata legata alla fondazione che porta il nome di mio padre: prima un incontro pubblico al Tempio di Adriano, poi una cena per raccogliere fondi per i ragazzi difficili. Abbiamo brindato, abbiamo cantato “Grazie Roma”. Fine della storia».

Tra i commensali c’era anche Francesco Saverio Garofani, avvocato, ex deputato Pd e soprattutto consigliere per gli affari giuridici del Presidente della Repubblica. È a lui che La Verità attribuisce frasi pesanti: un «provvidenziale scossone» al governo Meloni, la necessità di «fermare derive autoritarie», persino un riferimento a «soluzioni istituzionali» in caso di crisi.

«Ho letto e sono rimasto allibito», continua Luca Di Bartolomei. «Francesco è stata l’ultima persona che è arrivata e la prima che è andata via. Ha parlato pochissimo, e quando l’ha fatto era il Garofani di sempre: misurato, istituzionale, quasi timido. Io metto le mani sul fuoco: non ha mai pronunciato quelle frasi. Chi le ha riportate ha cucito insieme brandelli di discorsi fatti da persone diverse, in momenti diversi, magari dopo il terzo giro di vino».

Di Bartolomei, storico militante del Pd (responsabile Sport ai tempi di Veltroni, poi collaboratore di diversi parlamentari dem), oggi si definisce «un ex di tutto, fuorché della Roma». E sulla politica non nasconde una certa stanchezza: «Ho lasciato il partito anni fa. Non faccio più politica attiva. Organizzo cene per ricordare mio padre e aiutare chi ha bisogno. Se questo dà fastidio a qualcuno, pazienza».

La vicenda ha comunque fatto rumore. Palazzo Chigi, secondo fonti di governo, guarda con fastidio a una ricostruzione ritenuta «gonfiata ad arte». Dal Quirinale non arrivano commenti ufficiali, ma il caso è considerato una polemica nata da una ricostruzione imprecisa e da una mail anonima di cui restano da chiarire origine e attendibilità.

«Mi dispiace per Francesco», chiude Di Bartolomei. «È una persona perbene, un servitore dello Stato. E mi dispiace per la memoria di mio padre: una serata in suo nome è diventata benzina per polemiche. La prossima volta metto il cartello sulla porta: “Vietato parlare di politica, pena espulsione a vita dal tifo romanista”».

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