Si aprono oggi le urne in Campania per scegliere il successore di Vincenzo De Luca. Ma il voto di queste due giornate non riguarda soltanto la guida regionale: è diventato un banco di prova nazionale per l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Il futuro del “campo largo”, l’unica vera alternativa al governo Meloni, passa inevitabilmente da qui — e dalle scelte degli elettori campani.
Roberto Fico, 51 anni, napoletano doc ed ex presidente della Camera, è il fulcro di questa partita. Corre con una coalizione ampia che riunisce Pd, M5s, Verdi, Sinistra Italiana e una rete di civiche progressiste. Un fronte che, per la prima volta dopo anni di divisioni, prova a presentarsi unito e con una proposta di governo radicata nei diritti sociali, nell’ambiente e nella difesa dei servizi pubblici.
Edmondo Cirielli, 61 anni, generale dei Carabinieri in congedo e oggi viceministro degli Esteri nel governo Meloni, guida invece il centrodestra con Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e alcune liste moderate. Una candidatura che porta con sé il marchio della destra nazionale e l’obiettivo dichiarato di riconquistare una delle regioni simbolo del Mezzogiorno.
Il confronto pubblico tra i due candidati, andato in onda su Sky TG24 il 18 novembre, ha mostrato divergenze nette.
Sulla sanità, Fico propone un piano strutturale che punti sulla telemedicina, sulla riorganizzazione territoriale e sull’uso efficace dei fondi Pnrr per ridurre liste d’attesa diventate insostenibili. Cirielli risponde con la promessa di nuove assunzioni e una gestione “più efficiente”, secondo la tradizionale ricetta del centrodestra.
Anche sull’autonomia differenziata lo scontro è frontale. Fico denuncia il rischio che il Sud venga ulteriormente marginalizzato da una riforma pensata per accontentare la Lega. Cirielli difende il progetto, assicurando che la Campania “non sarà penalizzata”: parole che però arrivano mentre la maggioranza di governo procede spedita verso un’autonomia che rischia di spaccare il Paese.
Capitolo sicurezza: per Cirielli il modello è Caivano, con più forze dell’ordine e un approccio prevalentemente repressivo. Fico ribatte che senza investimenti seri in cultura, scuola e presidi sociali non si spezzano i meccanismi che alimentano la criminalità minorile. Due visioni opposte di società e di futuro.
Per Pd e M5s una vittoria larga di Fico avrebbe un valore politico enorme: consoliderebbe l’alleanza progressista, darebbe credibilità al progetto del campo largo e mostrerebbe che un’alternativa sociale, ecologista e solidale può competere e vincere. Una sconfitta — o anche un risultato troppo stretto — rischierebbe invece di rimettere tutto in discussione, soprattutto dentro un M5s ancora diviso sul rapporto con i democratici.
La destra, dal canto suo, punta alla rimonta. I sondaggi segnalano un testa a testa, con l’incognita maggiore rappresentata dall’astensione: alle regionali 2020 votò appena il 35,9% degli aventi diritto.
Oltre 5 milioni di campani sono chiamati al voto oggi dalle 7 alle 23 e domani dalle 7 alle 15. Le prime proiezioni e gli exit poll arriveranno già nella serata di lunedì 24 novembre.
Il voto campano non elegge solo un presidente: decide molto del futuro dell’opposizione italiana e di quale idea di Paese potrà sfidare il progetto della destra di governo.
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