Tajani si accoda agli adulatori di Trump e ipotizza il premio Nobel per la pace per il golpista mancato

Nel coro sempre più fitto degli adulatori di Donald Trump – un coro che ormai somiglia più a un’adorazione compulsiva che a un’analisi politica – oggi si aggiunge anche Antonio Tajani.

Tajani si accoda agli adulatori di Trump e ipotizza il premio Nobel per la pace per il golpista mancato
Meloni e Tajani
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24 Novembre 2025 - 22.01


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Nel coro sempre più fitto degli adulatori di Donald Trump – un coro che ormai somiglia più a un’adorazione compulsiva che a un’analisi politica – oggi si aggiunge anche Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri, infatti, ha pensato bene di evocare nientemeno che il Premio Nobel per la Pace per l’ex presidente americano, ignorando con elegante disinvoltura che si tratta dello stesso Trump che ha tentato un golpe a Washington, che coccola e protegge neonazisti e suprematisti vari e che, sotto il pretesto della lotta ai narcos, sta bombardando navi e uccidendo civili in aperta violazione del diritto internazionale.

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Tajani, rispondendo alle domande sulla possibile tregua tra Russia e Ucraina, ha dichiarato:
“Non à sempre facile però vediamo cosa risponde perché fino adesso stiamo parlando da questa parte della barricata. Vediamo dall’altra parte perché fino adesso non abbiamo avuto segnali”.


Una prudenza diplomatica che però svanisce pochi secondi dopo, quando lo stesso ministro compie un salto carpiato retorico per approdare direttamente alla candidatura di Trump al Nobel:
“Speriamo che Trump raggiunga pure il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina e allora il premio Nobel può pure prenderlo”.

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Una frase che, letta così, sembra quasi uno sketch satirico. Ma non lo è. È la voce del capo della diplomazia italiana che, invece di mantenere il proverbiale aplomb, si accoda ai celebratori seriali di Trump, quelli per cui ogni mossa del magnate diventa un atto di saggezza, anche quando coincide con la distruzione di norme internazionali che reggono l’ordine globale.

L’idea di premiare con un Nobel un leader che ha incoraggiato l’assalto al Congresso, che continua a strizzare l’occhio ai gruppi più estremisti e che ha avviato operazioni militari unilaterali con vittime civili, risulta talmente surreale da sfiorare l’umorismo involontario. È il paradosso del nostro tempo: un ministro degli Esteri europeo che, invece di difendere con fermezza diritto internazionale e principi democratici, preferisce cedere alla moda del “Trump sa tutto, Trump risolve tutto”.

Tajani probabilmente voleva fare una mossa politica astuta. È riuscito invece a dimostrare che, nel gioco delle adulazioni verso l’ex presidente americano, c’è sempre spazio per un nuovo concorrente disposto a spingersi un po’ più in là. Anche a costo di evocare un Nobel della pace per uno che, a voler essere gentili, con la pace ha sempre avuto un rapporto piuttosto turbolento.

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