Meloni accusa Schlein di vuoto politico ma fugge anche dal confronto con Conte: siamo al ridicolo
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Meloni accusa Schlein di vuoto politico ma fugge anche dal confronto con Conte: siamo al ridicolo

Nel comizio per la conclusione della manifestazione di Atreju, Giorgia Meloni ha avuto l’ardire di rimproverare Elly Schlein per non aver presenziato alla kermesse, segno inequivocabile di mancanza di contenuti, a detta della premier. 

Meloni accusa Schlein di vuoto politico ma fugge anche dal confronto con Conte: siamo al ridicolo
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Giovanna Musilli Modifica articolo

15 Dicembre 2025 - 10.42


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Nel comizio per la conclusione della manifestazione di Atreju, Giorgia Meloni ha avuto l’ardire di rimproverare Elly Schlein per non aver presenziato alla kermesse, segno inequivocabile di mancanza di contenuti, a detta della premier. 

Ora, a prescindere dal fatto che partecipare alle feste dei partiti altrui non è un obbligo, la presidente del consiglio ha messo sullo stesso piano l’assenza di Schlein da Atreju con la mancanza di spessore politico, in spregio al senso del ridicolo, visto che da tre anni non fa altro che evitare interviste e inviti in trasmissioni scomode.

 L’ultima conferenza stampa in cui fossero ammesse domane risale a quasi un anno fa, e fu molto sbrigativa. Per il resto, Meloni al massimo si fa intervistare – si fa per dire – da Bruno Vespa o Nicola Porro. Recentemente ha concesso l’onore a Enrico Mentana, presumibilmente – ce lo auguriamo per il buon nome di Mentana – ponendo come condizione sine qua non per l’intervista la possibilità di concordare le domande. Corrado Formigli nella sua trasmissione ha inaugurato una rubrica intitolata “Silenzio Stampa”, in cui mostra la risposta sgarbata di Meloni alla giornalista de La7 che la invita a “Piazza Pulita”, e poi comunica il numero di giorni trascorsi – ormai qualche centinaio – dall’ultimo punto stampa in cui fossero ammesse domande libere.

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Peraltro, Meloni non fa mistero di evitare come la peste i giornalisti liberi, tanto che di fronte al presidente americano Donald Trump, ha perfino scherzato sulla sua attitudine a rifuggire il confronto con la stampa italiana. 

Se valesse l’equazione che ha fatto nel comizio di Atreju, si dovrebbe inferire che anche lei stessa sia priva di contenuti, visto che si dà alla macchia ogni volta che qualche giornalista particolarmente ardimentoso tenta di intervistarla sul serio. 

Si aggiunga poi che Schlein non ha propriamente rifiutato l’invito ad Atreju, ma – per motivi inspiegabili – ha rifiutato l’incontro a tre con Giorgia Meloni e Giuseppe Conte, mentre a quanto pare avrebbe accettato il confronto a due con la premier. Il che apre scenari insondabili sulla psiche della leader del Pd, che evidentemente teme più l’alleato che la presidente del consiglio, ma a parte questo, di certo non riguarda i contenuti politici. Tutt’al più ha a che fare con le strategie comunicative. E al massimo con l’ambiguità di un campo largo ancora tutto da costruire. 

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D’altro canto, Meloni voleva il confronto a tre con Schlein e Conte, ma non quello a due, né con Schlein, né con Conte, il quale infatti è stato sottoposto a un’intervista che definire ostile è un eufemismo per mano dell’apposito Tommaso Cerno. Se ne evince che lo scopo di Meloni fosse quello di far emergere le divergenze di vedute dei suoi avversari, più che quello di ingaggiarsi in un confronto di idee. Per così dire, voleva vincere facile. 

Comunque, alla fine in questo coacervo di intenzioni sottaciute, sentimenti inconfessati e strategie segrete, a essere sconfitto, una volta in più, è stato il dialogo democratico. 

Ciò detto, converrebbe che la presidente del consiglio, se non altro per il rispetto delle istituzioni che rappresenta, si esprimesse con maggior cautela, obiettività e – magari – pudore.  

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