Aumento dei pedaggi autostradali: Salvini scarica la responsabilità sulla Consulta ma il Pd lo attacca
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Aumento dei pedaggi autostradali: Salvini scarica la responsabilità sulla Consulta ma il Pd lo attacca

Dal prossimo 1° gennaio 2026, gli automobilisti italiani dovranno fare i conti con un aumento dei pedaggi su diverse tratte autostradali.

Aumento dei pedaggi autostradali: Salvini scarica la responsabilità sulla Consulta ma il Pd lo attacca
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29 Dicembre 2025 - 19.03


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Dal prossimo 1° gennaio 2026, gli automobilisti italiani dovranno fare i conti con un aumento dei pedaggi su diverse tratte autostradali.

L’adeguamento tariffario, determinato dall’Autorità di regolazione dei trasporti (Art), sarà in media dell’1,5%, corrispondente all’indice di inflazione programmata per l’anno 2026. Questo rincaro interesserà principalmente le società concessionarie i cui Piani Economico-Finanziari (Pef) sono in fase di aggiornamento, tra cui Autostrade per l’Italia (Aspi) e altre come Brescia-Padova, Milano Serravalle e Tangenziale di Napoli.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), guidato da Matteo Salvini, ha attribuito la responsabilità di questi aumenti a una sentenza della Corte Costituzionale dell’ottobre scorso, che ha dichiarato illegittimi i precedenti rinvii agli adeguamenti tariffari per gli anni 2020-2023. Secondo il Mit, tale pronuncia ha reso impossibile mantenere il congelamento delle tariffe auspicato dal governo.

“Noi non possiamo più intervenire”, ha dichiarato il ministro Salvini, sottolineando come la decisione dei giudici abbia vanificato gli sforzi per contenere i costi per gli utenti.Dall’opposizione, in particolare dal Partito Democratico, arrivano critiche dirette al titolare del Mit: “Non è colpa dei giudici se non sa fare il suo lavoro”. I dem accusano Salvini di scaricare sulle istituzioni giudiziarie le responsabilità di una gestione inadeguata del dossier autostradale.

Non tutte le tratte saranno interessate allo stesso modo: per alcune concessionarie, come il Brennero, l’aumento è leggermente inferiore (1,46%), mentre per altre, come Salerno-Pompei-Napoli, raggiunge l’1,925%. Rimangono invece congelate le tariffe per le concessioni scadute o non in aggiornamento.

La sentenza della Consulta ha di fatto accolto i ricorsi che lamentavano una lesione della libertà d’impresa per i concessionari, impedendo ulteriori blocchi generalizzati agli adeguamenti inflazionistici. Il governo aveva tentato di legare eventuali rincari solo agli investimenti reali effettuati sulle infrastrutture, ma la pronuncia costituzionale ha reso questa strategia impraticabile.

Per gli utenti, si tratta di un ulteriore costo in un contesto di inflazione persistente, che potrebbe incidere soprattutto sull’autotrasporto e sui pendolari. Il Mit ha comunque sottolineato che, senza l’intervento della Corte, si sarebbe potuto evitare o limitare l’impatto sui cittadini.

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