Domande e risposte sugli anticorpi monoclonali per curare il covid

Risponde Giuseppe Novelli, genetista policlinico Tor Vergata di Roma: "Sono molecole biologiche create in laboratorio"

anticorpi monoclonali
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27 Dicembre 2020 - 11.50


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Cosa sono, a che punto sono la ricerca e l’Ue e quali differenze ci sono con il vaccino? A sciogliere i dubbi, ecco arrivare sul Corriere della Sera una serie di domande e risposte con contributi di scienziati ed esperti.
Cosa sono gli anticorpi monoclonali? Risponde Giuseppe Novelli, genetista policlinico Tor Vergata di Roma: “Sono molecole biologiche create in laboratorio, simili a quelle prodotte quando siamo infettati o vaccinati e quindi in grado di riconoscere il virus, neutralizzarlo o bloccarne l’ingresso nelle nostre cellule e la diffusione. Possono avere una funzione terapeutica, come farmaco, se utilizzate all’inizio dell’infezione in modo tale da limitarne la gravità. Oppure una funzione protettiva temporanea, della durata di qualche mese. Forse da due a sei”.

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Differenza col vaccino? “Lo scopo preventivo – spiega ancora – è identico ma col vaccino la protezione dura di più perché viene stimolata la memoria immunitaria che lascia ricordo dell’agente patogeno. Quindi le difese si riattivano tutte le volte che l’organismo lo incontra. Nel caso dei monoclonali l’immunità è immediata e temporanea. Il loro ruolo potrebbe essere importante nell’ambito di comunità esposte al contagio, ad esempio le residenze per anziani, dove c’è bisogno di una protezione rapida”.

Quanti anticorpi monoclonali sono allo studio? Almeno una decina di gruppi al mondo stanno lavorando. Tra i più promettenti c’è il cocktail denominato REGN-COV2, noto per essere stato somministrato all’ex presidente Usa Donald Trump. È costituito da due diversi anticorpi monoclonali prodotti dalla società Regeneron. I risultati provvisori hanno evidenziato un effetto di riduzione della carica virale. Il cocktail ha ottenuto dalla Fda l’autorizzazione per l’uso in emergenza per pazienti con sintomi lievi-moderati “ad alto rischio di diventare gravi”, spiega lo Spallanzani.

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Altri farmaci in arrivo? L’anticorpo Bemlanivimab realizzato dall’azienda biotech canadese Ab Cellera in collaborazione col gruppo Eli Lilly ha ottenuto dalla Fda l’autorizzazione per l’uso in emergenza. Lo studio su pazienti gravi è stato interrotto.

Ci sono monoclonali approvati nell’Ue? No, l’agenzia Aifa ha smentito le voci secondo le quali il Bemlanivimab sarebbe stato dato gratuitamente all’Italia.

La ricerca italiana? Un monoclonale è frutto di una collaborazione tra la Fondazione Toscana Life Sciences e lo Spallanzani. Ne è stato selezionato uno che sarà testato in prove cliniche da avviare all’inizio del 2021, ha annunciato Rino Rappuoli, coordinatore della ricerca.

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E l’anticorpo di AstraZeneca ha potenzialità? Sui siti vengono citati tre studi su pazienti con contatti stretti con individui positivi e alte possibilità di contagio. Gli altri riguardano persone positive con sintomi lievi, seguite a casa. I risultati definitivi non sono pubblici né pubblicati», dice Massimo Costantini, direttore scientifico dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

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