L'infettivologo Mastroianni: "Cautela su Johnson & Johnson, il panico non serve"

Il direttore di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma. "Ce lo aspettavamo, visto che è una tipologia di vaccino molto simile ad AstraZeneca. Ma parliamo davvero di pochissimi casi"

Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma
Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma
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13 Aprile 2021 - 15.30


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No ad un nuovo caso AstraZeneca: lo stop al vaccino J&J in Usa deciso dall’Fda per rarissimi casi di trombosi “diciamo che ce lo aspettavamo, visto che è una tipologia di vaccino molto simile ad AstraZeneca. Ma parliamo davvero di pochissimi casi su quasi 7 mln di somministrazione di J&J. Dobbiamo essere cauti nell’andare alle conclusioni perché il panico non serve in una situazione come questa”.
A spiegarlo è Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma.
Sono 184mila le dosi del vaccino Johnson & Johnson il cui arrivo (prima del rinvio) era previsto all’hub di Pratica di Mare (Roma).

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“Qualsiasi decisione da parte dell’Italia è oggi prematura – chiarisce Mastroianni – Quando si usano farmaci o vaccini vecchi e nuovi ci sono effetti collaterali. Solo il riscontro con le immunizzazioni di massa può darci i dati e avere un quadro chiaro. Mi pare prematuro pensare ad uno stop preventivo di qualcosa che ancora non abbiamo. Forse l’Ema seguirà l’agenzia americana Fda e provvederà a dare delle raccomandazione visto che l’età dei casi di trombosi è limitata ad una fascia specifica”.

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