Passato e presente del "Primo Maggio"
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Passato e presente del "Primo Maggio"

La Festa dei Lavoratori parte con la rivendicazione operaia di metà Ottocento "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire". Il Concertone, quest'anno a Piazza San Giovanni, con motto "Uniti per un lavoro sicuro".

Passato e presente del "Primo Maggio"
Un "Primo Maggio"
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30 Aprile 2025 - 09.18 Culture


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di Marcello Cecconi

Domani festeggiamo il Primo Maggio, una delle poche date che si celebra in molti Paesi del mondo come Festa del Lavoro. La giornata è dedicata alla memoria delle lotte operaie e delle conquiste sindacali ma non tutti sanno che non ovunque questa ricorrenza cade nello stesso giorno.

Negli Stati Uniti e in Canada, la Festa del Lavoro si celebra il primo lunedì di settembre, per prendere le distanze dalle sue origini più radicali e socialiste. In Australia e Nuova Zelanda, la data varia a seconda degli Stati, e in alcuni casi si festeggia a marzo od ottobre. In Svizzera, la ricorrenza è festeggiata solo in alcuni Cantoni. Nei Paesi Bassi, in Danimarca e in Giappone, il Primo Maggio non è un giorno festivo ufficiale, ma sindacati e associazioni organizzano comunque iniziative pubbliche.

Quella della Festa del Lavoro è una storia con i suoi alti e bassi che è mutata nel tempo, proprio com’è mutato il lavoro. A tutti, ma specialmente ai più giovani, è bene ricordare che tutto ebbe inizio a metà dell’Ottocento, quando l’industrializzazione legata alla macchina a vapore stava per lasciare spazio a quella della macchina elettrica e del petrolio. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” era lo slogan nato in Australia nel 1855 e che resterà alla base anche delle rivendicazioni della gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. 

Da quei tempi iniziò la ricerca di un giorno in cui tutti i lavoratori, specialmente quelli delle grandi fabbriche nelle metropoli industriali, avessero la possibilità di riunirsi, anche fisicamente, per una forma di lotta di classe nei confronti dei “padroni” non solo per obiettivi economici ma anche di autonomia e di indipendenza. Nel 1866 a Ginevra, la Prima Internazionale dell’Associazione dei lavoratori, lanciò la proposta concreta delle otto ore come limite legale dell’attività lavorativa e, nello Stato dell’Illinois, i sindacati statunitensi riuscirono per primi a ottenere una legge al riguardo anche se i troppi distinguo la portarono, in pratica, a essere inapplicabile.

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Vent’anni dopo, il 1° Maggio 1886 a Chicago, un’oceanica manifestazione di protesta dei lavoratori contro la legge inapplicata fu repressa nel sangue. In ricordo simbolico di questa giornata, nel 1889 a Parigi, il congresso della Seconda Internazionale decretò ufficialmente il Primo Maggio, come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori per l’affermazione dei propri diritti e per migliorare la propria condizione.

La festa in Italia

In Italia la borghesia e la stampa conservatrice cercarono di dissuadere i lavoratori dal partecipare a questa ricorrenza ma già nel 1890, nonostante le misure di prevenzione adottate dal Governo Crispi e l’ancora scarsa organizzazione sindacale, ebbe successo in molte città, grandi e piccole, nonostante la data cadesse in un giorno lavorativo. Si ricorda un episodio che accadde a Voghera, dove gli operai, non ebbero l’ardire di non recarsi al lavoro, ma scelsero comunque di andarci vestiti a festa.

Negli anni iniziali del Novecento, il Primo Maggio divenne momento anche per la rivendicazione di diritti che non riguardavano strettamente il lavoro, ma anche altri come il suffragio universale, oppure proteste contro l’impresa di Libia e, poi, contro la partecipazione dell’Italia alla Prima guerra mondiale.

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Dopo il Ventennio, durante il quale la celebrazione fu proibita e la Festa del Lavoro spostata al 21 aprile, la celebrazione tornò prepotente con la Liberazione. Il Primo Maggio del 1945, in un clima di nuovo entusiasmo, in molte città e paesi si riunirono lavoratori e partigiani, anziani militanti e giovani che non avevano mai vissuto questa festa. Il 1° maggio diventò festa nazionale dal 1947, data che sarà ricordata anche per la strage di Portella della Ginestra dove il bandito Salvatore Giuliano sparò proprio sui lavoratori in festa che assistevano in piazza a un comizio.

Dal 1948, con le prime elezioni politiche, le piazze del Primo Maggio hanno rappresentato bene lo scenario della profonda divisione politica dell’Italia che condurrà anche alla conseguente scissione sindacale. Ci vorranno più di vent’anni per rivedere uniti in piazza i lavoratori di diversa ideologia che in un’unica grande manifestazione unitaria esaurivano il momento politico.

Canzone pre-sessantottina (1965) di Giorgio Gaber, dedicata alla Festa dei Lavoratori

Da qualche tempo, ormai, si discute sul valore di questa ricorrenza: giorno di festa, di cultura, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta? Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione.

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Ne è esempio il “Concertone del Primo Maggio” che dal 1990 Cgil, Uil e Cisl organizzano a Roma, con un’intera giornata di spettacolo musicale amplificata dalla televisione, che sembra aderire più allo spirito di cultura popolare e difesa dei diritti civili che alle classiche rivendicazioni operaie. Quest’anno si tornerà in Piazza San Giovanni e il motto della manifestazione sarà “Uniti per un lavoro sicuro”, dedicato al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Dopo esserci messi alle spalle la “sobria” festa della Liberazione, annotiamo che il clima unitario fra Cgil-Uil da un lato e la Cisl dall’altro, già precario dopo la svolta politica a destra, è ancor più minato dalle differenze sui temi referendari del prossimo giugno. Nonostante ciò, per questo Primo Maggio, le tre maggiori sigle sindacali partecipano unitariamente nelle tre città scelte per le manifestazioni che avranno per tema, appunto, salute e sicurezza sul lavoro: Roma-Fori Imperiali, Casteldaccia (Palermo) e Montemurlo (Prato). Tre diverse località scelte in ricordo dei tragici infortuni verificatisi in alcuni siti di quei territori e divenuti, poi, per certi aspetti, un simbolo del dramma delle morti sul lavoro.

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