Verso data center sostenibili: opportunità o rischio per l'Italia?
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Verso data center sostenibili: opportunità o rischio per l'Italia?

Tra intelligenza artificiale, consumo energetico e ritorno del nucleare: Milano capolista, ma servono soluzioni più eco-friendly

Verso data center sostenibili: opportunità o rischio per l'Italia?
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13 Maggio 2025 - 01.18 Culture


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L’espansione globale dei data center sta coinvolgendo anche l’Italia, spinta dalla crescente domanda di potenza di calcolo dovuta al cloud e allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, questo ampliamento comporta sfide problematiche, tra cui la necessità di spazi adeguati per le infrastrutture e l’elevato consumo energetico, con impatti sull’ambiente. Durante il Data Center Nation 2025, tenutosi a Milano il 2 aprile, esperti del settore hanno discusso soluzioni e tecnologie, tra cui l’energia nucleare, per affrontare questi problemi.

Secondo le previsioni della società di consulenza di McKinsey, la crescita annua globale del settore sarà tra il 19% e il 22% fino al 2030, raggiungendo una domanda compresa tra 171 e 219 gigawatt. Boston Consulting Group, altra società di consulenza, stima investimenti per 1.800 miliardi di dollari entro la fine del decennio. Anche in Italia il settore è in espansione: 5 miliardi tra il 2023 e il 2024, e altri 10 entro il 2026, con Milano in prima linea grazie ai suoi 238 megawatt di potenza IT. Il territorio lombardo, che è tra i più urbanizzati, affronta però sfide legate al consumo di suolo. Sebbene alcuni suggeriscano il recupero di edifici industriali esistenti, le esigenze di sicurezza e di efficienza energetica rendono questa opzione complessa.

La questione più critica resta il consumo energetico. I data center richiedono enormi quantità di energia e acqua, sia per alimentare i server che per mantenerli a temperature ottimali. Oggi il settore consuma circa il 2% dell’energia globale, ma questo valore potrebbe raddoppiare in cinque anni. In Lombardia si teme che il territorio non sia in grado di reggere questo sviluppo.

Quindi la risposta sostenibile arriva dall’integrazione urbana dei data center. L’idea è quella di collocarli in prossimità delle città, in modo da ridurre la latenza e sfruttare infrastrutture esistenti. Tra le strategie più efficaci c’è il recupero del calore prodotto dai server per alimentare sistemi di teleriscaldamento, in Nord Europa viene già utilizzato. Un esempio concreto italiano è il centro TIM a Rozzano, che riscalda 5.000 abitazioni. In combinazione con energie rinnovabili, queste soluzioni possono diminuire sensibilmente l’impatto ambientale.

Accanto a soluzioni “green”, emerge anche l’opzione dell’energia nucleare. Nonostante il referendum del 2011 ne abbia sancito l’abolizione, il governo Meloni ne sta valutando il ritorno, e alcune big tech la considerano una risposta efficace per le richieste legate allo sviluppo dell’AI. Alessandro Dodaro, dell’Enea, ha spiegato che si tratterebbe di mini-reattori modulari (6×6 metri) di terza o quarta generazione, con potenza tra 10 e 40 MW, in grado di alimentare singoli data center con dimensioni contenute a costi inferiori (800 milioni di euro circa). Secondo Alberto Ariatta, esperto del settore, il costo dell’energia nucleare prodotta in questo modo sarebbe competitivo: 55 euro/MWh contro una media attuale di 121.

Tuttavia, oltre ai vantaggi economici, restano forti perplessità etiche e pratiche: dalla gestione privata del nucleare alle lunghe tempistiche di costruzione, fino ai rischi legati alla sicurezza in aree densamente popolate.

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