Con le parole su Gaza Trump apre un braccio di ferro con Netanyahu e raffredda i rapporti politici
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Con le parole su Gaza Trump apre un braccio di ferro con Netanyahu e raffredda i rapporti politici

Le nuove dichiarazioni di Trump su Gaza non solo colpiscono per il loro cinismo estremo, ma si inseriscono chiaramente in un gioco politico più ampio, che riflette una crescente tensione con Netanyahu

Con le parole su Gaza Trump apre un braccio di ferro con Netanyahu e raffredda i rapporti politici
Donald Trump
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15 Maggio 2025 - 15.31


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Le nuove dichiarazioni di Donald Trump su Gaza non solo colpiscono per il loro cinismo estremo, ma si inseriscono chiaramente in un gioco politico più ampio, che riflette una crescente tensione con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Proporre che gli Stati Uniti “prendano” Gaza per trasformarla in una “zona di libertà” – secondo un piano già evocato a febbraio che prevede di fatto la cancellazione della popolazione palestinese e la ricostruzione dell’enclave come centro di lusso per affari e turismo – è un’idea che ha suscitato sdegno e sgomento.

«Sarei orgoglioso che gli Stati Uniti la avessero, la prendessero, la trasformassero in una zona di libertà», ha affermato Trump giovedì da Doha, in Qatar, ribadendo il suo progetto. Una proposta che implica, nemmeno troppo velatamente, la rimozione forzata di oltre 2,3 milioni di palestinesi.

Oltre alla gravità delle parole, che normalizzano l’idea dell’annientamento politico e sociale di un intero popolo, va sottolineato il contesto geopolitico in cui queste affermazioni vengono fatte: l’ex presidente ha infatti evitato di inserire Israele nel proprio itinerario internazionale, un’assenza letta da molti osservatori come un segnale di rottura nei rapporti con Netanyahu. Quest’ultimo, alla guida del governo più estremista della storia israeliana, ha da poco riaffermato l’intenzione di ampliare l’offensiva militare su Gaza, con l’obiettivo di “schiacciare” Hamas e liberare i 58 ostaggi ancora detenuti.

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Analisti e fonti diplomatiche interpretano la mossa di Trump come parte di un braccio di ferro con Netanyahu, una dimostrazione di forza per riaffermare la propria centralità nello scacchiere internazionale, anche a costo di strumentalizzare uno dei conflitti più sanguinosi del nostro tempo.

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