Buon governo di Ambrogio Lorenzetti: dopo tre anni siamo punto e a capo
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Buon governo di Ambrogio Lorenzetti: dopo tre anni siamo punto e a capo

I ritardi dell’Amministrazione comunale di centro-destra di Siena. Non è stata ancora nominata la Commissione scientifica. L’affresco sottratto all’ammirazione dei visitatori. È urgente conoscere come si procederà.

Buon governo di Ambrogio Lorenzetti: dopo tre anni siamo punto e a capo
Ambrogio Lorenzetti, allegoria del buon governo
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17 Maggio 2025 - 10.47 Culture


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di Gabriella  Piccinni

Non trova pace il Buon Governo, capolavoro dell’arte universale dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel palazzo del Comune di Siena. Da tre anni è sotto ponteggio, con tempi inspiegabilmente lunghi in mancanza di un cantiere di restauro attivo. Da tre anni è in attesa che venga nominata una Commissione scientifica e consultiva che coinvolga “istituzioni di eccellenza tecnica e scientifica”, promessa ancora non mantenuta. Da tre anni è sottratto all’ammirazione e alla meditazione dei visitatori, tranne poche parentesi di visite guidate a pagamento. Tre anni sono stati perduti in attesa di capire se l’intervento, nato come uno ‘spolvero’ di routine per trasformarsi in corso d’opera in un’ipotesi di restauro, tornerà alla fine all’ipotesi originale. Forse. Non si sa. Si conoscono solo alcuni punti fermi, non incoraggianti.

La commissione. Dopo tre anni di indagini diagnostiche non c’è la commissione di consulenti che dovranno ricoprire il ruolo fondamentale di guidare l’intervento. La sindaca di Siena si era impegnata a farlo, dopo vari solleciti, nell’ottobre scorso. Lo farà, pare, la prossima settimana.

Spolvero o restauro? Dopo tre anni di indagini diagnostiche e saggi pilota ancora non si è arrivati a chiarire se gli affreschi hanno bisogno di un semplice spolvero, come era nelle intenzioni iniziali, o di un vero e proprio restauro. Fatto che conferma, purtroppo, che fin dall’inizio si è sbagliato a non rivolgersi alle figure fondamentali in ogni operazione di restauro, cioè agli storici dell’arte. Perché un restauro non è solo un intervento tecnico o materico, è interpretazione, è memoria dei restauri precedenti, è lettura delle stratificazioni, confronto multidisciplinare. Nessun professionista, per quanto qualificato, può affrontare un intervento di questa portata, senza il supporto di competenze varie; nessuno può essere immaginato come un genio solitario cui chiedere soluzioni brillanti. Qui l’idea brillante è già stata partorita 687 anni fa.

Saggi o ‘buchi’? In un’intervista di pochi giorni fa la sindaca di Sirena aveva parlato di ‘buchi’ sulla superficie dell’affresco, poi ha più correttamente corretto con ‘test e saggi’. Ma la parola ‘buco’ è risuonata inquietante. Sugli affreschi non si fanno buchi, si eseguono saggi sui neutri per controllare lo stato del supporto oppure, in alternativa, si commettono errori. Tertium non datur.

Il ponteggio per ora non va rimosso. Oggi si parla di rimuovere rapidamente il ponteggio nel lodevole intento di riaprire la sala alle visite. Ma come si può pensare di rimuovere il ponteggio proprio nel momento in cui dovrebbe iniziare – finalmente e tardivamente! – a lavorare la commissione di esperti che dovrà prendere, si spera, le decisioni più importanti? Come potranno costoro farsi idea delle reali necessità se non potranno salire sul ponteggio e verificare da vicino e di persona il risultato dei saggi pilota, magari anche tranquillizzando definitivamente l’opinione pubblica sulla natura di quegli inquietanti “buchi”?

A che serve la tecnologia se non è orientata da un progetto culturale? Viene da chiedersi quale sia stata l’utilità delle tecnologie avanzate e della digitalizzazione millimetrica presentata con enfasi due anni fa: se tutte quelle indagini non sono servite a guidare il restauro, né a comunicare i risultati, né a costruire un percorso di conoscenza per la cittadinanza e i visitatori, allora sono state strumenti sterili. La tecnologia, se non orientata da un progetto culturale, è inutile tanto quanto può essere grave la sua assenza.

Preoccupazione e responsabilità: si riparte da zero? A Siena in molti hanno colto, nei recenti interventi della sindaca di Siena, una accorata preoccupazione per i ritardi poco spiegabili. Purtroppo, siamo in diversi a condividere questa preoccupazione. Ma l’empatia non può sostituire la responsabilità politica. Il fatto è uno solo: chi governa la città non ha avuto un dialogo insufficiente con le istituzioni preposte a vigilanza, tutela, ricerca e studio; in tre anni non si è riusciti a sbloccare l’impasse sull’intervento. Oggi si riparte quasi da zero.

Siena soffre di un eccesso di conservazione? Magari! Si sente spesso ripetere che Siena non può vivere di sola conservazione. Ma dove sta tutto questo sbandierato ‘eccesso’ di conservazione? Francamente, non lo vedo. Vedo invece una difficoltà a tenere insieme conservazione e innovazione in un progetto culturale coerente. Il patrimonio artistico senese resta privo di un progetto organico e a poco serve proporre qualche strumento turistico di carta – una recente cartina con i monumenti, come già si faceva cinquanta anni fa – nato già obsoleto in un’epoca di comunicazione digitale e narrazione immersiva.

La stessa accorata preoccupazione di chi governa la città per l’andamento di questa operazione suona come una sconfitta.

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